Vaccino, al via le iniezioni nelle aziende. In ballo a marzo 5 milioni di dosi

Vaccino, al via le iniezioni nelle aziende. In ballo a marzo 5 milioni di dosi
di Mauro Evangelisti e Cristiana Mangani
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Venerdì 5 Marzo 2021, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 07:47

Sarà il vero punto di svolta, la vaccinazione porta a porta. La Difesa ha garantito la sua partecipazione all'operazione con uomini e mezzi. E soprattutto con la riconversione di alcuni Drive through dove ora si effettuano i tamponi, in strutture per le iniezioni. I Nuclei vaccinali mobili potranno essere allestiti nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche. E questo vorrà dire grande partecipazione anche delle aziende italiane. Altrettanto farà la Protezione civile.

L'iniziativa sta raccogliendo molti consensi.

E ieri, durante l'incontro avuto con il ministro Orlando, Confindustria, rappresentata dal direttore generale Francesca Mariotti, ha ribadito la disponibilità delle imprese a collaborare in modo attivo alla campagna pubblica di vaccinazione. «L'obiettivo - ha chiarito - è supportare le Istituzioni e favorire un graduale ritorno alla normalità. Le imprese mettono a disposizione della macchina organizzativa pubblica i luoghi di lavoro che le Autorità sanitarie riterranno adeguati». Con circa 5,5 milioni di dipendenti delle imprese associate a Confindustria sarà possibile raggiungere un bacino di circa 12 milioni di persone, considerando i nuclei familiari. «L'obiettivo delle imprese - hanno spiegato - è avere tempi e condizioni certi. Per questa ragione è stata presentata in anticipo a Governo e sindacati una proposta operativa che individua tempi e strumenti per affrontare gli effetti, diretti e indiretti, della pandemia sul mercato del lavoro. Non è più sufficiente limitarsi a preservare l'esistente e gestire l'emergenza, occorre imboccare la strada della ripresa».

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I volontari

La grande corsa alla vaccinazione imposta dal premier Draghi non prevede perdite di tempo: una settimana, al massimo a fine mese, ma poi, la Protezione civile dovrà mettere in campo una buona parte dei 300 mila volontari tra logistici, medici e infermieri. Non prima, però, di averli vaccinati tutti. Un problema che Curcio dovrà affrontare in tempi rapidi. Palazzo Chigi punta al passaggio da 160mila-200mila vaccinazioni al giorno attuali a 600mila. Qualcosa che garantirebbe circa 18 milioni di vaccinati in un mese. L'ingresso in campo della Protezione civile servirà a rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la velocità del piano di prevenzione. Alcune strutture sono già operative. A Roma, a esempio, una decina di associazioni di volontariato sono coinvolte con compiti di supporto nei maxi-centri vaccinali. Modalità replicabili e amplificabili a livello nazionale, ovunque ce ne sia bisogno.

Nel percorso a ostacoli della pianificazione si inserisce la querelle della distribuzione delle fiale. Un giorno AstraZeneca taglia i vaccini pagati dall'Europa e dall'Italia, quello successivo si prepara a spedire 250.000 dosi dal nostro Paese in Australia, nazione che nell'ultima settimana ha sempre avuto meno di 10 casi positivi al giorno e non registra morti per Covid da ottobre. In altri termini: i vaccini prodotti (o più correttamente infialati) in Italia (quasi 100mila morti per Covid) erano destinati a una nazione con zero decessi. Eppure, AstraZeneca, dopo un duro scontro con l'Unione europea, aveva già tagliato le forniture promesse, per poi garantire, entro la fine del primo trimestre almeno di passare dai 4,2 milioni di dosi, frutto dell'ultimo compromesso, a 5. «Ora speriamo che mantengano l'accordo», dicono al Ministero della Salute. Ma la battaglia contro le esportazioni dei vaccini, che aveva già causato tensioni tra la Ue e il Regno Unito, avrà dei contraccolpi.

Gli impegni

In una intervista al Messaggero l'ad di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum, aveva spiegato che per garantire le dosi promesse (per il secondo trimestre si punta a 20 milioni per il nostro Paese) la casa farmaceutica, a causa di problemi allo stabilimento in Belgio, avrebbe attinto a fabbriche non europee: «Abbiamo previsto di importare in Italia dosi da altri Paesi dove produciamo, come Cina, India e Usa. Già una parte di dosi sta arrivando dagli Stati Uniti». Bloccare le esportazioni può avere, dunque, come conseguenza anche lo stop alle importazioni, con AstraZeneca che non invia più in Italia le dosi prodotte fuori dall'Unione europea. Va ricordato che la Ue aveva investito 870 milioni di euro in fase di pre-acquisto e, nonostante questo, AstraZeneca ha garantito solo il 25 per cento delle dosi promesse, mentre ha continuato a inviare regolarmente le forniture al Regno Unito.

Via i limiti

Nel frattempo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha chiesto agli scienziati di valutare se si può eliminare l'ultimo limite di età ancora vigente per AstraZeneca (65 anni) come già fatto da altre nazioni europee. Nel corso del vertice di ieri mattina tra il ministro, il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e il commissario per l'emergenza, il generale Francesco Figliuolo, è stato anche deciso di chiedere alle Regioni (oggi l'incontro con i governatori) di non tenere ferme le scorte nei frigoriferi e di somministrare velocemente le prime dosi. Sul fronte dei nuovi vaccini in arrivo, da registrare l'accordo tra Novartis (multinazionale svizzera) e Curevac (azienda tedesca il cui vaccino è in attesa di autorizzazione all'Ema). Novartis avrà un ruolo importante nella produzione di 50 milioni di dosi nel secondo semestre del 2021.

 

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