Tumore, Ettore Mearini: «Screening di massa a partire dai 40 anni»

L'appello dell'ordinario di Urologia e Direttore della Clinica Urologica ad indirizzo Oncologico di Perugia

Tumore, Ettore Mearini: «Screening di massa a partire dai 40 anni»
di Francesco Guarino
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Giovedì 15 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 14:32

Più del 30% dei tumori solidi colpiscono l’apparato urinario, perché quest’ultimo funge un po’ da filtro di tutte le sostanze tossiche con le quali entriamo in contatto.

Ecco perché l’appello del professor Ettore Mearini (ordinario di Urologia e Direttore della Clinica Urologica ad indirizzo Oncologico di Perugia) è di puntare sulla prevenzione, un importante strumento di salute e di risparmio per il Sistema sanitario nazionale. «Partendo dal rene – spiega – al di là di condizioni determinate da malattie sistemiche, per fare diagnosi basta una semplice ecografia». La regola è quella dei due anni. Per uno screening di massa basterebbe proporla ogni 2 anni nella fascia più a rischio (dai 40 ai 60 anni). In questo modo si può identificare un eventuale tumore del rene prima che raggiunga i 4 centimetri.

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LE LINEE GUIDA

Lo specialista spiega poi che le linee guida europee suggeriscono in questi casi una chirurgia conservativa. «Asportando solo il tumore si può ottenere una sopravvivenza a 10 anni in più dell’80% dei casi e si mantiene la funzione renale, evitando che nel tempo si vada verso un’insufficienza renale o altre comorbidità». Va precisato che la regola dei 2 anni vale anche per la prevenzione del tumore alla vescica e alla prostata. Tuttavia, per la vescica esistono condizioni e comportamenti a rischio che devono indurre a una maggior cautela. «Il fumo, oltre che lavori che espongono al contatto con derivati del catrame, ad esempio, sono fattori di rischio. In questi pazienti sarebbe utile proporre un esame delle urine, un’ecografia vescicale e, nei casi di persistenza di sangue nelle urine, fare una citologia urinaria. Si tratta di esami semplici». Se intercettato precocemente, un tumore alla vescica può essere in molti casi rimosso con la chirurgia endoscopica, riducendo in modo significativo la mortalità.
Infine, per il tumore della prostata, Mearini ricorda l’importanza del PSA, che «consente di fare diagnosi precoce nella maggior parte dei pazienti». Anche in questo caso, se c’è una familiarità è bene iniziare i controlli periodici a partire dai 45 anni; se non c’è predisposizione si può partire dopo i 50 anni.
Sempre in ossequio alla regola dei due anni. «Nel tumore della prostata una diagnosi precoce porta a una sopravvivenza che supera l’80% a 10 anni e, con i giusti trattamenti, anche a 20 anni la sopravvivenza raggiunge il 70%.

Insomma, rispetto a 20 anni fa, in oncologia urologica, la possibilità di guarire è sensibilmente aumentata».

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