La pneumologa dell'Himalaya, Annalisa Gogo: «Prendere una boccata d'aria? Occhio a smog e nebbia»

la specialista dell'università di Ferrara: l'attività fisica ci aiuta a stare meglio, ma non si corra o si vada in bici vicino alle auto

La pneumologa dell'Himalaya, Annalisa Gogo: «Prendere una boccata d'aria? Occhio a smog e nebbia»
di Stefano Ardito
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:23

Mai come oggi, sempre più spesso, è importante “prendere una boccata d’aria” come si diceva una volta.

Che sia mare, collina o montagna. Per proteggere il nostro organismo. Ci aiuta a fare il punto, e a capire come regolarci nella nostra vita quotidiana in città, la professoressa Annalisa Cogo, pneumologa dell’Università di Ferrara. Una ricercatrice che ha lavorato in Himalaya e sulle Ande, studiando l’adattamento all’alta quota degli escursionisti e degli alpinisti occidentali, e quello degli Sherpa e delle altre popolazioni locali. Ma anche un medico che vive al livello del mare, e nel suo lavoro di tutti i giorni affronta i danni da inquinamento sulla salute.

In queste condizioni pericolose, è ancora consigliato per chi vive in città fare sport all’aria aperta?

«Sì, perché praticare un’attività fisica regolare resta fondamentale per la salute. Ma bisogna farlo con attenzione. Nelle nostre città l’inquinamento da traffico resta un problema molto serio, correre o andare in bicicletta accanto a una tangenziale trafficata espone a un rischio molto alto. Basta allontanarsi di qualche centinaio di metri e la situazione migliora».

Prima regola, l’attività fisica?

«Ci aiuta a essere più forti. Così possiamo affrontare al meglio ogni “attacco”».

Correre o andare in bicicletta aumenta il danno causato dall’inquinamento dell’aria?

«Purtroppo sì. Quando camminiamo normalmente respiriamo quasi solo con il naso, che è un ottimo filtro. Sotto sforzo, e quindi andando in bici o correndo, respiriamo con la bocca, e ingeriamo una quantità maggiore di inquinanti».

Possiamo dare dei consigli utili a chi vuol praticare l’attività fisica? Cosa suggerisce, oltre a stare lontani dalle tangenziali e dagli ingorghi?

«È certamente meglio fare attività fisica al mattino, quando nell’atmosfera c’è meno ozono.

Certo, questo dev’essere compatibile con l’organizzazione della giornata di ciascuno di noi. L’altra questione fondamentale riguarda le condizioni metereologiche».

In che senso? Ci aiuti a capire e a riprogrammare le nostre uscite per fare sport

«La nebbia, che in questo periodo dell’anno è particolarmente frequente, fa ristagnare gli inquinanti e crea delle condizioni meno adatte all’attività fisica e sportiva all’aperto. Il vento invece può avere effetti contrastanti, perché disperde le particelle nocive, ma può anche portarle in zone dove non ci si aspetta di trovarle».

A quali conseguenze si va incontro se non si prendono delle “pause” per respirare?

«Le ondate di calore e di umidità, che ormai sono lunghe e frequenti anche fuori dall’estate, favoriscono la diffusione del particolato, inquinante molto dannoso. L’aumento per numero ed estensione degli incendi boschivi immette nell’atmosfera del particolato ultrafine, che poi il vento trasporta verso le zone abitate».

Come agisce l’inquinamento sul nostro organismo?

«Il primo bersaglio è il polmone. Le particelle più piccole riescono a superarlo, creando dei problemi cardiovascolari. Un pericolo particolarmente serio per i bambini, che hanno dei polmoni in fase di sviluppo. E che, è bene ricordarlo, sono più bassi degli adulti, e quindi respirano un’aria più inquinata».

Per i più piccoli che vivono in zone molto inquinate, dunque, diventa terapeutico farli allontanare per ore o giornate dal loro habitat quotidiano?

«In questi casi è importante che cambino aria frequentemente. E che, fin da piccoli, imparino le regole base del rispetto verso l’ambiente. Andando al mare o in montagna è più facile spiegare loro il rapporto dell’uomo con la natura. Spiegare, per esempio, come respirare a pieni polmoni. Sentire i differenti odori, per esempio, è una strategia vincente. E divertente».

Oltre ai bambini, quali sono le categorie più a rischio?

«Chi soffre di asma o di bronchite cronica deve certamente proteggersi più degli altri».

Non inserisce nella lista gli anziani?

«Dal punto di vista medico, se parliamo di inquinamento dell’aria, un anziano in buona salute non corre rischi più elevati di quelli che corre un quarantenne. Il problema è che molti anziani hanno già delle altre patologie, e quindi diventano dei soggetti a rischio».

Purtroppo molti rilevamenti in quota ci dicono che anche oltre i 1500 metri qualcosa sta mutando. Che l’aria non è più quella di qualche anno fa. Il cambiamento climatico, quindi, ci potrebbe colpire anche quando andiamo lassù?

«Certamente si parla di allarme climatico. L’aria di montagna, oltre i 1.500 metri di quota, è sempre stata considerata una cura per l’asma e per le altre malattie dell’apparato respiratorio. Pensiamo a quanti istituti, nel passato, sono nati proprio in montagna per ospitare pazienti con problemi polmonari. Oggi invece l’acaro della polvere, il microrganismo che causa l’asma, riesce a vivere e a colpirci anche a una quota elevata. Ma una migliore gestione del clima potrebbe far tornare l’ordine naturale. Aiutando, così, asmatici e allergici».

Ma è vero che anche il sole, in montagna o al mare, in campagna o in un parco, è diventato un problema per la salute?

«Purtroppo sì. Al mare, in montagna, ma anche nella nostra vita quotidiana in città, le radiazioni solari più forti possono causare danni alla pelle. Infatti i dati mostrano un aumento preoccupante dei melanomi, i tumori della pelle. Una volta le creme solari di grado 50 si usavano solo per i bambini piccoli, oggi sono diventate la norma anche in città».

Torniamo all’attività all’aria aperta, un altro consiglio. Come può e deve regolarsi chi vuole correre, camminare o andare in bicicletta nelle nostre città inquinate?

«Oltre a tenersi lontani dal traffico, e se possibile a scegliere il mattino, è fondamentale consultare le previsioni del tempo. Oggi tutti i bollettini meteo, che siano emessi dall’Aeronautica Militare o da centri meteo privati, oltre alla temperatura, all’intensità del vento e alle condizioni del mare includono la qualità dell’aria. Quando il dato è negativo, invece di correre in un parco cittadino, è bene farlo su un tapis-roulant al coperto».

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