Intervista esclusiva Covid, la commissaria europea Kyriakides: «Autorizzato il nuovo vaccino». Il piano per una Ue della Salute

Sul Long Covid investiti oltre 100 milioni di euro: sono in corso dieci studi clinici

Stella Kyriakides, commissaria europea alla Salute
di Gabriele Rosana
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Giovedì 14 Settembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12:01

L'Europa che non abbassa la guardia davanti alla ripresa dei contagi di un Covid-19 è diventato endemico apre intanto nuovi fronti di lavoro in materia sanitaria, per rafforzare il progetto di una “Unione della salute”: dalla riforma della legislazione farmaceutica ai piani d 'azione contro il cancro e per la promozione della salute mentale.

E con la legislatura Ue che entra nel vivo degli ultimi nove mesi prima delle elezioni europee del giugno 2024, la commissaria alla Salute Stella Kyriakides fa il punto con MoltoSalute , dal suo ufficio al decimo piano di palazzo Berlaymont a Bruxelles, sui principali dossier presenti sulla la sua scrivania.

Commissaria, lei è stata in prima linea durante gli anni della pandemia e della campagna vaccinale. In queste settimane stiamo, tuttavia, assistendo a un nuovo picco nelle infezioni. Ci risiamo?

«Grazie a una risposta forte e unitaria, siamo riusciti a tenere sotto controllo il virus fino al punto da imparare a conviverci. È vero, non è più una minaccia pandemica, ma allo stesso tempo il Covid non è sparito e continua a circolare. Ciò significa che dobbiamo rimanere vigili e pronti a qualsiasi scenario. L'aumento delle ultime settimane non ci hanno sorpreso; è probabile che questa situazione continui e occorre essere pronti ad affrontarla. Abbiamo appena autorizzato l'uso di un nuovo vaccino (di Pfizer/BioNTech, ndr) adattato alla variante XBB.1.5, che contribuirà a proteggere i nostri cittadini, soprattutto i più vulnerabili».

E il “Covid lungo”?

«Le conseguenze a lungo termine della pandemia stanno colpendo la vita di milioni di europei. Attraverso una rete dedicata di esperti nazionali, stiamo lavorando con gli Stati membri per trovare soluzioni comuni nella gestione del “ Long Covid ”. Abbiamo inoltre investito oltre 100 milioni di euro per la ricerca su cause, conseguenze e trattamento di questa patologia spesso debilitante, per la quale sono attualmente in corso nell'Ue dieci studi clinici. Sviluppo e sperimentazione dei farmaci richiedono tempo, ma continuare ad impegnarsi è fondamentale per ottenere risultati».

Qual è la stata la lezione principale appresa con la pandemia?

«Di sicuro l'importanza di avere più Europa per la salute dei nostri cittadini. Il Covid ha cambiato il nostro modo di concepire le politiche per la salute e di cooperare a livello Ue: perché lavorare insieme solo nei momenti di crisi?, ci siamo chiesti. Gli Stati rimangono le principali responsabilità del funzionamento dei loro sistemi sanitari, certo, ma se collaboriamo – e lo abbiamo visto, per esempio, con la strategia vaccinale e gli acquisti congiunti – siamo più forti e possiamo fare la differenza nelle vite degli europei».

Ad aprile la Commissione ha presentato, dopo una serie di rinvii, la più ampia riforma farmaceutica in oltre vent'anni, che adesso dovrà essere discussa da Europarlamento e governi riuniti nel Consiglio. In cosa consiste?

«Vogliamo consentire a tutti di avere accesso a cure innovative ea prezzi abbordabili indipendentemente da dove vivono. A oggi ci troviamo in una situazione per cui in alcuni Stati un nuovo farmaco è disponibile pressoché immediatamente dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio, mentre in altri il suo arrivo sugli scaffali può richiedere anche due o tre anni. Con questo obiettivo in mente, siamo intervenuti sul regime di tutela della proprietà intellettuale, proponendo di rimodularlo secondo un sistema premiale fatto di incentivi cumulabili, da riconoscere a quelle imprese che producono terapie accessibili».

Le case farmaceutiche e le loro associazioni di categoria contestano, però, a Bruxelles di penalizzare la competizione con il resto del mondo, dalla Cina agli Stati Uniti.

«Noi non abbiamo alcuna intenzione di incoraggiare l'innovazione; anzi, vogliamo che le aziende europee continuino ad essere leader globali. Oltre al periodo minimo di otto anni di esclusiva di mercato (ridotto dai dieci attuali, ndr), diamo la possibilità di ottenere ulteriori scatti di protezione (fino a un totale di 12 anni) se il medicinale risponde a obiettivi di salute pubblica, per esempio se il farmaco è distribuito ovunque nell'Ue o se è in grado di curare altre malattie».

Puntare quindi su una più rapida e capillare diffusione dei generici?

«I produttori di generici e biosimilari potranno avviare le procedure di autorizzazione prima della scadenza dell'esclusiva di mercato del prodotto “di marca”, il che contribuisce puro all'obiettivo della convenienza economica per pazienti e sistemi sanitari. Ma vorrei fare chiarezza: non siamo di fronte a un derby interno all' industria farmaceutica tra prodotti con brevetto e generici. L'unico scopo è creare benefici per i pazienti».

C'è un altro aspetto della riforma: la strategia antimicrobica. Ci spiega cos'è?

«Vogliamo creare incentivi per lo sviluppo di terapie antibiotiche innovative ed evitare le carenze viste nei mesi scorsi. La resistenza antimicrobica – individuata tra le tre principali sfide sanitarie per l'Ue, ndr – fa decine di migliaia di vittime ogni anno in Europa e deriva da un uso eccessivo o sbagliato degli antibiotici tra esseri umani ma anche negli allevamenti (per esempio perché inefficaci contro i virus, ndr). I governi sono con noi e, a giugno, hanno concordato per la prima volta dei target di riduzione del 20% del consumo umano di antibiotici entro il 2030. Ma abbiamo bisogno pure di capillari campagne di informazione e del sostegno dei professionisti sanitari per sensibilizzare a un uso corretto degli antibiotici ».

Tra le iniziative che ha seguito più da vicino in questi anni c'è il Piano Ue di lotta contro il cancro. A che punto siamo?

«È giunto al suo terzo anno, con un budget di oltre quattro miliardi di euro. E sta già portando risultati: nella lotta contro i tumori abbiamo ottenuto più in questo breve periodo di tempo che negli ultimi 10/15 anni. Abbiamo, per esempio, adottato nuove raccomandazioni sullo screening e introdotto il diritto all'oblio oncologico per evitare discriminazioni nell'accesso ai servizi finanziari; ma per andare avanti abbiamo bisogno della condivisione dei dati sanitari e dell'approvazione della riforma farmaceutica e della modernizzazione dell'accesso ai medicinali, in particolare quelli per le forme più rare di cancro ».

In un'era di poli-crisi, è necessario occuparsi non solo di salute fisica ma anche mentale. A giugno la Commissione ha presentato un suo primo documento di approccio in questo ambito. Cosa prevede?

«È il primo passo di un lungo percorso per rompere lo stigma che circonda la salute mentale . È un fenomeno imponente (prima della pandemia riguardava un europeo su sei, ndr) e di cui abbiamo assunto consapevolezza durante il Covid-19: adesso siamo determinati a inaugurare una collaborazione con gli Stati Ue, a partire dai progetti e dalle buone pratiche già esistenti a livello locale».

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