Dentista, non mi fai paura: dagli Usa arriva il metodo per vincere la fobia

Dentista, non mi fai paura: dagli Usa arriva il metodo per vincere la fobia
di Anna Guaita
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Luglio 2014, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 13:38
NEW YORK Una mamma porta il bambino dal dentista per la prima volta. Tenera e premurosa, dice al piccolo: «Non preoccuparti. Non c’è nulla da temere». E con quelle parole d’amore mette un seme pericoloso nella mente del bambino: perché mai la mamma gli dice che non deve aver paura? Dopotutto, quando lo porta a giocare al giardino non si sogna di dirgli «Non preoccuparti». Ecco dunque, in questa primissima esperienza infantile può nascondersi l’inizio di una condizione che affligge oggi circa il 15 per cento della popolazione americana: la fobia del dentista. Non è cosa da ridere, perché il timore fobico esiste in tutto il mondo. Anzi è un problema così serio, che due medici newyorchesi, Michael Krochak e Jerry Gordon, insieme al collega tedesco Jan Erik Schulz-Walz hanno deciso di allearsi per diffondere nel mondo la loro tecnica di “desensibilizzazione e ricondizionamento”. I tre stanno lavorando per organizzare una conferenza internazionale e per creare un sistema di certificazione per i dentisti che abbraccino le loro tecniche.
IL PROCESSO
Il loro approccio è a 360 gradi e promette di portare il fobico a superare le sue paure. Michael Krochak, del Dental Phobia Treatment Center di New York, ha descritto al Messaggero la loro “scuola”. Il primo, cruciale, è quello di rifiutare la soluzione di addormentare il paziente, perché «in quel modo si addormenta fobico e si risveglia fobico». Il loro è un lavoro che richiede pazienza, comprensione, rispetto della dignità del paziente, per guidarlo in un processo psicologico di modifica del comportamento perché «la paura si impara, ma si può disimparare».
Ann Warden, una paziente del Center da circa 20 anni giura che Krochak le ha cambiato la vita: «Ero sempre terrorizzata. Una volta sono scappata dalla sedia di un dentista con il bavaglino attaccato, dimenticandomi perfino di prendere la borsa». Per la signora Warden la paura è andata via pian pianino: «Non è stata una conquista dal giorno all’altro - spiega - Ero imbarazzata della mia paura. Per me, quel che è stato decisivo, e lo è tuttora, è che so di essere ascoltata. Sempre. E se ho un momento di ansia, e alzo la mano, il dottore si ferma, mi parla, mi chiede, mi spiega. Sento che vuole davvero aiutarmi». Krochak conferma: «Ascoltare, ascoltare, ascoltare. È il primo passo per conquistare la fiducia di un paziente fobico».
GLI ACCORGIMENTI
Ci sono anche tanti piccoli accorgimenti e gadgets: si va dall’aromaterapia che cancella i tipici odori del gabinetto dentistico alla riflessologia plantare che aiuta il paziente a rilassarsi, si possono usare occhiali virtuali per vedere uno show e anche tappi per le orecchie o musica che cancelli il rumore del trapano. Ma è cruciale la parte psicologica: il rilassamento progressivo di ogni muscolo e l’immaginazione guidata, che il dentista fa con il paziente, spesso mano nella mano. Non è un caso che Krochak chiami la sua specializzazione dentistica “psychodontics”.
La fobia non conosce confini di Stato o di classe o di razza o di età: donne e uomini, ricchi e poveri, bianchi e neri, americani e asiatici. Tutti ne possono soffrire. Ci sono persone di umili origini e amministratori delegati, operai e celebrità hollywoodiane. In genere sono le donne quelle che decidono di combattere la fobia: «Gli uomini hanno un approccio più macho – aggiunge Krochak - stanno lontani dal dentista fino a che non lo possono evitare».
LE CAUSE
E le cause? In genere è stato tutto scatenato da un dentista che ha inflitto dolore inutile e non ha ascoltato il paziente. Ma può essere un problema di “controllo”: «Essere sdraiati su un lettino, con la bocca spalancata, e subire un intervento da svegli senza poter dire parola, può dare la sensazione di aver perso il controllo». Le forme di fobia più radicate e difficili da “ricondizionare” sono quelle causate da passate esperienze di abusi sessuali: «Si va da chi ha avuto esperienze sgradevoli di sesso orale a chi ha subito un vero e proprio stupro o gravi molestie: per queste persone, concedere a uno sconosciuto di entrare così intimamente dentro il loro corpo, è intollerabile». E infine, c’è la componente socio-culturale: spesso nei film, nei romanzi o nelle barzellette, il dentista è dipinto come un sadico, e a forza di vederli descritti come dei torturatori, la gente finisce per crederci. Dopo 30 anni a curare pazienti terrorizzati però Krochak promette: «Noi sappiamo come aiutare. E speriamo di insegnare il nostro approccio a tanti colleghi un tutto il mondo, perché ci sia un domani in cui andare dal dentista diventi una routine facile per tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA