Se gli uragani non devono più avere nomi di donna, casomai la furia devastatrice venisse associata al genere femminile, e perfino Alexa, l’assistente vocale di Amazon, ha dovuto cambiare sesso e denominazione, figurarsi se il virus poteva sottrarsi alla mannaia del “politically correct”. Fatto sta che molti si sono chiesti perché l’Organizzazione Mondiale per la Sanità avesse deciso di chiamare Omicron la pericolosa variante del Covid appena scoperta in Sudafrica. Già, perché se pure i comuni mortali sono rimasti alla Delta, tutte le lettere a seguire dell’alfabeto greco sono state utilizzate. Alfa, Beta, Gamma e Delta le più preoccupanti, Eta, Iota, Kappa e Lambda sorvegliate speciali, Epsilon, Zeta e Theta “di interesse” e ultima, rilevata a settembre, la Mu, colombiana. Adesso, saltando inspiegabilmente Nu e Xi, si è arrivati alla Omicron, la variante del Coronavirus più preoccupante mai registrata finora, con le sue 32 mutazioni, un numero triplo rispetto a quelle della Delta. Esperti, editorialisti e social hanno dato una risposta: la Nu sarebbe stata evitata per evitare confusione con la parola “new”, nuovo in inglese, e la Xi per la sua somiglianza con il nome del leader cinese Xi Jinping. Comico? Non troppo.
Omicron, primi due casi in Gran Bretagna. In Olanda controlli su 61 positivi dal Sudafrica
Variante Omicron, perché è stata evitata la Xi
Se nel marzo 2020 Pechino accusò il presidente Usa Donald Trump di voler infangare il Paese per aver scritto «virus cinese» in un tweet, mentre loro non avevano alcuna colpa per gli immensi danni economici e finanziari subiti dalle industrie americane, adesso si cercherebbe di non surriscaldare il clima tra Stati Uniti e Cina.
Quinta variante pericolosa
Comunque Omicron, indipendentemente dal nome con cui è stata battezzata, è la quinta variante pericolosa dopo Alfa, Beta, Gamma e Delta. Si teme addirittura più contagiosa delle altre. Se entro l’anno potrebbero arrivare i vaccini aggiornati contro Alfa, Beta e Gamma, e in primavera quello contro la Delta, la nuova Omicron sudafricana è appena allo studio. Anche le case farmaceutiche si sono messe al lavoro: sia Moderna che Pfizer/BioNTech hanno reso noto di aver avviato gli studi sulla variante B.1.1.529 e contano di avere i risultati entro due settimane. Ma per l’eventuale vaccino poi bisognerà attendere almeno 100 giorni. Sempre che non si debba ricominciare da capo con le varianti Pi, Ro, Sigma, Tau... o comunque si decida di chiamarle.
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