Coronavirus, Capua: il Covid-19 non andrà via in estate. Primo gatto contagiato apre nuovo fronte infezioni tra animali

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Venerdì 3 Aprile 2020, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 16:41

Ci sono «zero possibilità» che il Coronavirus scompaia con l'estate e con i primi contagi sui gatti si apre un nuovo fronte: quello della gestione delle infezioni tra gli animali da cui tra l'altro tutto è partito. Lo ha detto la virologa Ilaria Capua che dirige l'One Health Center of Excellence all'Università della Florida prima che arrivasse anche la raccomandazione dell'Iss di isolare gli animali domestici a contatto con padroni affetti da COVID-19 perché «sono suscettibili a SARS-CoV-2». 

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Capua, in riferimento al virus della Sars, ha ribadito nel corso di una diretta Instagram con il sindaco di Firenze Dario Nardella che in quel caso «è scomparso con l'estate ma non per il caldo. La Sars è stata fermata da un contenimento, non dal caldo». Tra i problemi che hanno portato alla diffusione del Coronavirus anche la globalizzazione, la possibilità di spostarsi rapidamente da una parte all'altra del mondo: «La pandemia spagnola - ha spiegato - ci ha messo due anni a fare il giro del mondo perché è 'andatà a piedi, con le navi». Il Coronavirus, ha aggiunto, «non è un virus super resistente, anzi è fragile, ma si trasmette con grande facilità». «Questo è un fenomeno di portata epocale. Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Ne usciremo» anche se «saremo tutti diversi», ha aggiunto.
 


Il nodo condizionatori
«Non possiamo escludere il propagarsi del coronavirus dai condizionatori. La Sars 1, nel 2002, si è propagata dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel. Non possiamo escludere origine e durata perché conosciamo questo virus solo da quattro mesi, Sappiamo però che i virus sono abbastanza delicati, non sopravvivono a temperature estreme. Il caldo potrebbe seccare lo starnuto e diciamo che quello che cade in terra non potrebbe infettare. Sulla trasmissione area direi, per semplificare, che da qui alla cucina anche no», ha detto la Capua in collegamento dagli Usa su Radio Rai 2, a Caterpillar.

«Sappiamo solo che è un fenomeno, per quanto duro, naturale. - ha sottolineato l'esperta - È la seconda pandemia di questo secolo, mentre nel secolo scorso ce ne sono state quatto. Ma adesso la ricerca ha fatto molti passi avanti. E l'appiattimento della curva dei contagi in Italia è frutto delle misure di contenimento. Stiamo vedendo un frame di 15 giorni fa, e purtroppo nell'analisi della curva va tenuto conto che ogni regione ha campionamenti diversi». 

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Il nuovo fronte: le infezioni di ritorno negli animali
Con il primo contagio da Covid 19 su un gatto «è arrivato il colpo di coda che ci aspettavamo. Essendo un virus di origine animale, ora torna a infettarli. Bisogna così gestire anche l'infezione degli animali, sia domestici come l'esemplare felino che quelli da reddito, negli allevamenti. E questo sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica». 

Sul sito dell'Istituto superiore di Sanità si sottolinea che «fino al 2 aprile sono solamente 4 i casi documentati di animali domestici positivi: in tutti i casi all'origine dell'infezione vi sarebbe la malattia dei loro proprietari affetti da COVID-19». «Il dato, per quanto limitato a poche osservazioni, merita attenzione - si sottolinea - a questi casi di infezione avvenuta naturalmente, si stanno infatti aggiungendo i risultati degli studi sperimentali effettuati in laboratorio su alcune specie domestiche. Questi confermerebbero la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane all'infezione da SARS-CoV-2».

L'Iss spiega che nei due cani e nel gatto osservati ad Hong Kong, l'infezione si è evoluta in forma asintomatica. Il gatto descritto in Belgio ha, invece, sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall'Italia. L'animale ha mostrato anoressia, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e tosse ma è andato incontro a un miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall'esordio della malattia.

«Essendo SARS-CoV-2 un virus nuovo, occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell'eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati - scrive l'Iss - Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l'infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli
«vittime».

Gli esperti dell'istituto superiore di Sanità ricordano che non esiste 
«alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione. Tuttavia, la possibilità che gli animali domestici possano contrarre l'infezione pone domande in merito alla gestione sanitaria degli animali di proprietà di pazienti affetti da COVID-19».

«La raccomandazione generale è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l'esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare. Gli organismi internazionali che si sono occupati dell'argomento raccomandano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo».

La replica
«La nota dell'Iss è chiara: non ci sono prove che gli animali d'affezione abbiano un qualsivoglia ruolo nella diffusione del virus: la trasmissione avviene da persona a persona. C'è il rischio semmai che gli animali 'prendanò il virus dai loro amici umani, non si capisce ancora se sviluppando la malattia o meno. Sembrerebbe di no o che i sintomi siano comunque lievi». Lo fa sapere all'Adnkronos Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, commentando le considerazioni dell'Iss sugli animali domestici. «Resta confermato, in attesa di studi più approfonditi, quanto suggerisce il semplice buon senso: adottare le normali misure igieniche (accurato lavaggio delle mani) prima e dopo aver toccato l'animale domestico, la lettiera, la scodella, i 'giochì che normalmente utilizza - conclude - Anche in questo l'animale va trattato come un membro della famiglia, che faremmo di tutto per non contagiare».


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L'Oms: lotta a virus ancora lunga
«Abbiamo ancora molta strada da percorrere in questa lotta. L'Oms lavora ogni giorno con tutti i paesi e i partner per salvare vite e per mitigare l'impatto sociale ed economico della pandemia da covid». Lo ha sottolineato il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel consueto briefing con la stampa.

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