Coronavirus, Borrelli: a casa anche il 1º maggio. Poi dal 16 la possibile fase 2

Coronavirus, Borrelli: «Situazione impegnativa, italiani a casa anche il 1 maggio»
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Venerdì 3 Aprile 2020, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 07:28

Pasqua e Pasquetta è sicuro. Tutti in casa. Ma anche il 1 maggio lo passeremo chiusi? «Credo proprio di sì, non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane. Questa situazione ci permette di respirare anche soprattutto per quelle che sono le strutture sanitarie, le terapie intensive, i ricoveri, anche il nostro personale sanitario e le strutture soprattutto si stanno alleggerendo di un carico di lavoro che ogni giorno era sempre più forte e comportava pesanti sacrifici e impegni straordinari per trovare nuovi posti di ricovero e cura. Si tratta di una situazione che ci permette di gestire l'emergenza con minore affanno e ovviamente questo perché sono stati posti in essere comportamenti che assolutamente devono permanere». Lo ha detto Angelo Borrellli capo della Protezione civile commentando così la «situazione pianeggiante» nella quale il Paese si trova attualmente in termini di contagi da Covid-19
Poi il dietrofront: «L'orizzonte temporale resta quello del 13 aprile come annunciato dal presidente del consiglio. Ogni decisione sulle misure restrittive e sull'eventuale
fase 2 spetterà dunque al governo che, come sempre, si avvarrà delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico», dice il capo della Protezione precisando il concetto espresso questa mattina in radio. «Nell'intervista ho chiaramente detto di non voler dare date e ho ribadito ancora una volta che l'inizio della nuova fase dipenderà dai dati e dall'analisi degli scienziati».

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Sulla circolare del Ministero degli Interni che è parsa autorizzare, salvo precisazione successiva, l'ora d'aria per i bambini Borrelli dice: «Bisogna andare avanti con il massimo rigore, anche la circolare esterna alla luce di quelli che sono stati i chiarimenti, di fatto non sposta i termini dei comportamenti, dobbiamo fare assolutamente attenzione per evitare di trovarci in una situazione nella quale ci sfugge nuovamente la catena dei contagi e ribadiamo che l'ora d'aria è una misura non ancora operativa e bisogna rispettare le regole di prudenza e stare in casa». Nell'ottica della ripresa, di una fase 2 in cui si ricomincerà a convivere con il virus, «su questo scenario stanno lavorando gli esperti, la parte tecnico-scientifica, ci diranno loro quali saranno le modalità operative di questa ripresa, sicuramente le mascherine servono ma serve soprattutto il distanziamento sociale, le mascherine sono ancora un problema anche se non per i sanitari con i carichi importanti dall'estero». La decisione sulla fase 2, ricorda ancora il capo della Protezione Civile «è riservata agli esperti, gli unici a dover dettare la linea», mentre sulla data del 16 maggio, data individuata come inizio della fase 2 ed eventuale e lento ritorno a una relativa normalità, dice: «Se le cose non cambiano può essere ma dipende dai dati, oggi siamo in una situazione stazionaria, dobbiamo vedere quando inizia a decrescere e come ritornare. Non vorrei dare date ma sicuramente il 16 maggio è un periodo di tempo lungo». 

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Sul «conflitto» riaperto con le regioni e le dichiarazioni di Fontana sull'autosufficienza della sanità lombarda e la mancanza di risorse dal governo centrale, Borrelli risponde: «Per quanto riguarda l'emergenza i presidenti delle Regioni sono stati nominati soggetti attuatori del capo dipartimento della Protezione Civile e il governo centrale ha garantito le risorse per l'acquisto dei dpi e degli altri dispositivi necessari per il superamento dell'emergenza. Sarebbe stato un guaio se il governo nazionale e il dipartimento della Protezione Civile avessero attratto a sé ogni competenza in materia di acquisizione di dispositivi di protezione individuale - dice - sappiamo che in ordinario queste attività sono garantite dalle Regioni perché la sanità è regionale; nel momento in cui c'é stata l'emergenza è intervenuto il dipartimento ma sono stati anche incaricati i presidenti della Regioni di poter acquisire direttamente, con risorse a carico dell'emergenza, tutto quello che era necessario». L'esigenza di avere una cabina di regia unica con l'emergenza è venuta fuori: «è evidente - conferma Angelo Borrelli - perché ci vuole, soprattutto nella gestione dell'emergenza, una regia unitaria forte, condivisa e coesa e sotto questo punto di vista ci sarà da ripensare anche al modello organizzativo». Sul problema della forniture delle mascherine «se ne sta occupando il commissario Arcuri - chiarisce Borrelli - Abbiamo avuto una esplosione di domanda di mascherine, la domanda credo sia cresciuta di 20 volte, siamo arrivati a 100 milioni di mascherine circa al mese come fabbisogno del sistema sanitario con una realtà nazionale che non aveva la capacità produttiva perché non si produceva in Italia e si tratta di far partire anche una produzione nazionale mentre si continua nella ricerca e nell'importazione di mascherine dall'estero, soprattutto sulla base degli accordi bilaterali che si sono realizzati con la Cina».

 

 

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