Dai campioni di Casalpalocco a quei rioni a caccia di riscatto

Dai campioni di Casalpalocco a quei rioni a caccia di riscatto
di Simone Canettieri e Mirko Polisano
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Aprile 2017, 10:24
Sarà la vicinanza con Trigoria ma Casalpalocco da un decennio è il regno dei calciatori in giallorosso. Il quartiere dei vip, prima fra tutti la conduttrice Licia Colò, è anche il buen ritiro dei giocatori della Roma di tutte le stagioni. All'epoca furono Montella e Candela, poi arrivò mister Garcia e una scia di atleti ai suoi ordini: Pjanic, Leandro Castan, Burdisso, Benatia e Simone Perrotta. Il pianeta verde- come è chiamato dai residenti- si è colorato di giallorosso anche durante l'anno dello scudetto con Batistuta, Totti e Del Vecchio, a cui si sono aggiunti vecchi e nuovi campioni: Zebina, Vucinic, Emerson, Cassano e Mexes. La nutrita pattuglia dei calciatori romanisti che ha scelto Casal Palocco, Axa e l'Infernetto per ritemprarsi dalle fatiche dello stadio non sempre ha apprezzato in pieno la scelta.

Troppo spesso, infatti, quei gladiatori del calcio sono stati vittime di furti. A Del Vecchio oltre ai preziosi hanno portato via trofei e ricordi. A Mexes, per rubargli il Suv, scapparono con a bordo la figlia che dormiva sul sedile posteriore. Salvo poi abbandonare il tutto a poche centinaia di metri di distanza. Gli ultimi a essere visitati dai ladri sono stati Nainggolan (lo scorso giugno) e il bosniaco Edin Dzeko a ottobre. Nelle strade che portano i nomi di storici e antichi filosofi, vivono anche intellettuali e scrittori. Un dedalo di vie, talvolta quasi impronunciabili e che sembrano il labirinto di Arianna e Teseo, dove è facile perdersi. Un quartiere a metà, tra il mare e l'Eur attraversato dalla Cristoforo Colombo e circondato dal verde dei «Pratoni», dove si incontrano i ragazzi. Essere «Palocchino» è uno status: villini recintati da siepi e vestiti firmati, dove la tuta si indossa solo per fare footing il week-end. A pochi passi dalle ville hollywoodiane con piscine e giardini, edificate negli anni 50, c'è l'Infernetto. Figlio dell'abusivismo edilizio, in realtà è già dal 500 che si parla del «Casale Inferno» nel catasto alessandrino. Il nome, in realtà, non è mai piaciuto ai residenti che anni fa avviarono una raccolta firme per cambiarlo - spinti dal parroco - in «Paradisetto».

I PERSONAGGI
Massimo Troisi qui morì nel 1994 e la bicicletta con cui girò il Postino fu messa all'asta dall'allora presidente di Municipio per fare beneficenza all'ospedale di Ostia. Maurizio Arena alla fine della sua carriera si ritirò all'Infernetto in una villa lungo via di Castel Porziano dove esercitava l'attività di guaritore. Ad Acilia si respira ancora l'aria popolare delle borgate romane, invece. Proseguendo oltre gli scavi di Ostia Antica - sito archeologico più grande di Pompei - e la pineta di Castel Fusano, il polmone verde della Capitale.

LE DIFFERENZE
Pochi chilometri di distanza dalle ville di attori e calciatori, eppure sembra un mondo così lontano. Alti palazzoni occupati che fanno da contraltare alle basse casette Pater donate durante il fascismo alle famiglie numerose. Di qui sono passati Nerone, Giulio Cesare, Cleopatra e San Paolo. Oggi, la storia ha ceduto il passo ai clan. Il territorio è in mano ai Guarnera, affiliati dei Casalesi che gestiscono il traffico delle slot machine. A sentir la gente, però, nessuno sa nulla. Un'omertà che si intreccia con le vicende dei vecchi boss. Pezzi della Banda della Magliana che vivevano proprio in questi caseggiati. Maurizio Abbatino e suo fratello Roberto avevano la residenza negli alloggi del Comune di Roma di via Previati e andavano a firmare alla caserma dei carabinieri di Acilia insieme a Nicolino Selis. Un racconto, forse, che non si è mai interrotto.
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