Giardinieri e netturbini, uno schiaffo quei “no”

Giardinieri e netturbini, uno schiaffo quei “no”
di Paolo Graldi
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Domenica 2 Agosto 2020, 00:05
Cantava rassegnato Franco Battiato: «Sul ponte sventola bandiera bianca». Quelle note dolenti ci tornano alla mente pensando al forfait dell’Ama, l’ennesimo pagato dai romani sulla contabilità dell’azienda dei rifiuti. Ci si sente quasi colpevoli di accanimento nella critica tanto è denso e intenso il cahier de doleances. Stavolta è il servizio “porta a porta” che innalza la bandiera della resa al Decimo e al Quarto Municipio, Ostia e Colli Aniene.

I bidoni non sono a portata di mano, ostacoli di ogni genere ne impediscono gli spostamenti e poi, da vincere, le scale, i gradini, i marciapiedi, le salite, le discese. Ne va della sicurezza dei lavoratori, eccepisce la società delle pulizie capitoline: lo dice anche la Asl. E così oltre alla deficitaria raccolta ecco sparire per stanchezza un altro frammento di quella mitica differenziata che doveva far risplendere la Grande Bellezza.

L’ennesimo paradosso è quello delle mansioni possibili che diventano missioni impossibili: netturbini appena assunti ma non abilitati a salire sui camion (sic!), rifiuto di maneggiare rifiuti (ripetizione voluta) di abitanti colpiti da Covid-19. E ancora. Ecco i giardinieri: dicono, noi non svuotiamo i cestini delle ville e dei parchi, non ci spetta, e infine si affacciano gli impiegati i quali protestano se gli si chiede di spostare faldoni d’archivio per digitalizzarli, lavoro usurante poi appaltato a ditte esterne. Bandiera bianca? No, bandiera nera. Eccola che sventola sul ponte di comando del Campidoglio.
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