Le arti marziali non devono finire in mani e piedi sbagliati

Le arti marziali non devono finire in mani e piedi sbagliati
di Romolo Buffoni
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Domenica 13 Settembre 2020, 00:46
Negli anni 70 spopolavano i film di Bruce Lee. I ragazzini facevano a gara nel rifare le “mosse” del campione con gli occhi a mandorla, l’eroe che sconfiggeva frotte di cattivi con sangue freddo e colpi micidiali. “Dalla Cina con furore”, “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”, “I 3 dell’Operazione Drago”: pellicole campioni d’incasso, che contribuirono a far fiorire ovunque palestre di kung-fu, karate, judo e altre arti marziali. Discipline orientali, basate su rigidi dogmi filosofici. Dagli istruttori, cintura dopo cintura, un solo comandamento inderogabile: «Le tecniche apprese non vanno usate fuori di qui, se non in casi di estremo pericolo». Cinquant’anni dopo frotte di cattivi, dallo sguardo truce e occhi senz’anima, spezzano il collo a un buono come il povero Willy, armato solo di sorriso e amicizia verso un compagno di scuola finito nei guai. Eppure, oggi come allora, nessuna arte marziale insegna a uccidere, nemmeno questa moderna Mma (Mixed Martial Arts) - un mix di muay thai, judo, lotta libera, grappling, pugilato e kickboxing - finita in mani e piedi sbagliati. I responsabili dell’omicidio di Colleferro meritano la galera e, se l’arma è stata la Mma, meriterebbero anche di trascorrere un’oretta con Bruce Lee.
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