Cambiare i nomi delle strade? A Roma è stato già fatto

di Pietro Piovani
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 19:34
Segnalo che a Roma da sempre c'è Largo (e via) Arturo Donaggio.

@gabrieleporri






A Madrid la nuova amministrazione comunale ha annunciato l'intenzione di cambiare nome a 150 strade tuttora intitolate a generali o alti funzionari del regime franchista. Qualcuno dice: perché non lo facciamo anche a Roma con i nomi dei gerarchi fascisti? La risposta più semplice è: perché l’abbiamo già fatto, ci hanno pensato i nostri nonni settanta anni fa. Nel Dopoguerra realizzarono una grande revisione della toponomastica, spesso applicando il principio del contrappasso: viale dei Martiri fascisti, per esempio, fu dedicato all’antifascista Bruno Buozzi. Molto tormentato il percorso di quella che durante il Ventennio era piazza Costanzo Ciano (il padre di Galeazzo), nel '43 dopo la caduta di Mussolini divenne per pochi mesi piazza Matteotti, quindi fu ridenominata dai tedeschi piazza Ettore Muti (il gerarca fascista era stato appena ucciso dai carabinieri a Fregene) e infine con la Liberazione e la nascita della Repubblica si decise di chiudere la partita ripristinando il nome originario: piazza Monte Citorio, e non se ne parli più.





Rimane in verità qualche caso controverso, strade intitolate a figure in parte compromesse con il regime: in zona Malagrotta c'è via Gaetano Azzariti, presidente del tribunale della razza ma anche presidente della Corte costituzionale nominato da Togliatti nel Dopoguerra; a Torrevecchia c'è via Arturo Donaggio, tra gli autori del “Manifesto della razza” ma anche grande neuropsichiatra che sfiorò il Nobel. Nel 1995 l’allora sindaco Rutelli ipotizzò di dedicare una via a Giuseppe Bottai, ministro dell’Educazione e ideatore dell’Eur. La proposta morì prima ancora di nascere.



pietro.piovani@ilmessaggero.it