Gianni, il pino e la fatalità che non esiste

di Davide Desario
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Martedì 10 Dicembre 2013, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 23:07
Se non ci scappa il morto

@romacapitaleTW non si muove

Dopo l'incidente sulla Colombo

parte la potatura degli alberi




@astridnausicaa



Sono passati nove giorni da quando Gianni Danieli, 42 anni, fisioterapista, è morto travolto dalla caduta di un albero mentre percorreva in moto la Cristoforo Colombo. E dopo nove giorni quasi non se ne parla più. I titoli sui giornali si sono fatti più piccoli, quelli dei tg sono scomparsi. Dopo la camera ardente in Campidoglio, i politici non ne parlano più.

La vita continua. Scorre. Come il traffico sulla Cristoforo Colombo. E passa maledettamente l’idea che sia stata una fatalità. Ma non è stata una fatalità. Come ha detto Paolo Graldi nel suo editoriale su MessaggeroTv «Guai a parlare di fatalità. Perché quello che è successo a Danieli era annunciato». E poteva capitare, e potrà capitare, a ognuno di noi. A partire dal sottoscritto che ha 42 anni come lui. Due figli come lui. E da quindici anni tutti i giorni percorre la Colombo come lui. Era annunciato, già, eppure nessuno ha fatto niente perché non accadesse. E non è colpa solo della giunta Marino, che governa da meno di sei mesi, ma anche di quelle precedenti guidate da Alemanno, Veltroni e Rutelli. Hanno fatto tante cose ma non hanno pensato adeguatamente alla sicurezza di quella strada. E allora se non ci pensano loro ci devono pensare i cittadini. Devono far in modo che il nome di Gianni Danieli non venga dimenticato. Come? Ognuno provi a twittare ogni giorno solo l’hashtag #giannidanieli. Se funziona, la sua morte non sarà stata inutile. Se non funziona almeno non farà sentire sola la moglie e i suoi due figli. Io comincio da oggi. E voi?