Torre Maura, nell'ex feudo M5S regna il degrado: «Non voteremo più i 5Stelle»

Torre Maura, nell'ex feudo M5S regna il degrado: «Non voteremo più i 5Stelle»
di Alessandra Camilletti e Lorenzo De Cicco
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Giovedì 4 Aprile 2019, 07:45

«E mica sono solo i Rom. È tutto, è che siamo abbandonati», dice Giuseppina Pisanò, 72 anni, ex custode della clinica di via dei Codirossoni a Torre Maura, diventata, da 48 ore, centro d'accoglienza per i nomadi e prima ancora, per quattro anni, casa di profughi e richiedenti asilo. «Sono le bollette dell'affitto, che sono appena aumentate mentre nelle case popolari cade tutto a pezzi», dice mentre sventola i cedolini del Campidoglio per il suo appartamento: «Vede, a febbraio erano 62 euro, ora, ad aprile, sono diventati 83. E io ho la pensione sociale...».

Rom a Torre Maura: «Il razzismo non c'entra nulla lottiamo solo per sopravvivere»

Sono gli alberi, venuti giù da tre anni e che nessuno raccoglie dal ciglio delle strade.
«La gente viene con la motosega per farsi la legna. Altrimenti non li tocca nessuno, mai visto un operaio», si sfoga Guido, ex guardia giurata, «ho preso pure le pallottole». Anche lui è avvelenato per il rincaro dei costi negli alloggi comunali. «Ad aprile le spese accessorie, si chiamano così, sono schizzate a 69 euro, fino a marzo ne pagavo 41. E in camera da pranzo la parete sta venendo giù, quelli del Comune sono venuti, hanno fatto le foto, poi basta, tanti saluti».
«Non mi vergogno di dire che la Raggi l'ho votata. Lo rifarei? Per carità, una delusione, tutto fumo negli occhi. Un disastro», confida, come tanti da queste parti, Antonio Del Giudice, 69 anni, ex responsabile di una ditta di pulizie. A Torre Maura, nel VI Municipio, distretto da 250mila abitanti, come Verona, i 5 stelle nel 2016 veleggiavano intorno all'80%. E ora fanno i conti con la delusione che davanti all'arrivo massiccio dei rom si è trasformata in rabbia feroce.
 



Troppo facile parlare solo di Casapound e dell'ultradestra che soffia sui malumori. «Non siamo razzisti, a quelli che c'erano prima, i profughi, portavo la colazione, tutti i giorni. Erano rispettosi, non come questi», racconta Fedora, per nulla stanca, nonostante i suoi 75 anni e le ore passate di picchetto davanti al centro d'accoglienza. «Non ho niente da fare, posso star qui tutto il giorno, finché questi non se ne vanno». E dicono lo stesso i disoccupati e i ragazzi che non studiano e aspettano un lavoro.
«Le buche? Guarda le radici degli alberi, guarda che hanno fatto...», sbuffa Olimpia e indica gli ammassi di asfalto informe e subito dopo gli sprofondi, il bitume sgretolato come farina sporca. «Non riusciamo a parcheggiare, tanto sono alti».
Non sono solo i rom, è anche l'autobus che non passa mai. È il 556 che da queste parti non si vedrà più, come si legge in un volantino che passa di mano in mano. «Per 450 famiglie la linea non farà più sei fermate. E come ci vanno a scuola i ragazzini? Come ci andiamo a lavoro?».
È l'immondizia che trabocca dai cassonetti stracolmi. Infilata perfino nelle carcasse delle auto abbandonate. Vicino alle roulotte e ai camper dove vive chi una casa non ce l'ha più (quattro caravan parcheggiati solo davanti al mercato rionale, quasi tutte le serrande abbassate, per la crisi). «Ci vengono dagli altri quartieri, a scaricare la monnezza. Perché lì fanno il porta a porta e non hanno più i bidoni. Ma i netturbini non passano e allora la portano tutta qui. Come una discarica», spiega Tonino R., invalido «al cento per cento, ho pure la 104».

I FURTI
Giuseppe De Marchi, carpentiere, si accalora per i furti. «Mi hanno portato via pure i passeggini dei nipoti, i passeggini, capisce? racconta E proprio qui accanto c'è un campo rom».
Ci sono i giardini pubblici che potrebbero essere dei gioielli, ridotti invece a giungle impraticabili. «Dobbiamo far tutto da soli racconta ancora Giuseppina Chi taglia l'erba? Chi pulisce? Sono caduti sei alberi sull'area giochi per bambini, nessuno li ha portati via. Per un po' se n'è occupato un signore, abitava qui vicino, poi si è stancato e se n'è andato. Anche i ragazzi, i profughi, davamo loro 5 euro e tagliavano l'erba, ora non lo fa nessuno». E la guerra contro i rom diventa l'unico scalpo che si può ottenere subito, perché sugli altri fronti sembrano esserci solo battaglie perse.
 

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