Rom a Torre Maura: «Il razzismo non c'entra nulla lottiamo solo per sopravvivere»

Rom a Torre Maura: «Il razzismo non c'entra nulla lottiamo solo per sopravvivere»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 4 Aprile 2019, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 07:45

«Badi bene, non è una questione di razzismo ma di sopravvivenza e lo scriva a caratteri cubitali: siamo solo stanchi». Stringe i pugni e alza il tono della voce quasi volesse liberarsi da quelle parole che le opprimono il respiro. Gabriella «romana de Roma, nata al Quadraro» è appena uscita dall'appartamento popolare che da dieci anni condivide con la madre 80enne a due passi dal centro Sprar di via dei Codirossoni dove sono stati ospitati una settantina di nomadi. È lei la pasionaria di Torre Maura che la notte di martedì scorso ha preso parte al tavolo convocato dal Campidoglio, con il capo di gabinetto della sindaca Raggi, Stefano Castiglione, in VI Municipio per gestire l'emergenza della rivolta nata dal basso contro l'arrivo dei rom. Si parla di odio sociale ma è solo una guerra tra poveri. «È stata la goccia dice la donna che ha fatto traboccare il vaso».

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Gabriella, perché? Ci spieghi il motivo.
«Noi viviamo in case popolari che cascano a pezzi. Se scendiamo nelle cantine non si sa quello che si trova, con l'acqua che scende dai soffitti e le ringhiere divelte. Nessuno si occupa di noi come accade con queste persone. Trovi gente che urina in mezzo alla strada, questi molestano i ragazzini, ti entrano dentro casa».

Ha mai subito un furto o un borseggio da parte dei nomadi?
«La figlia di una mia amica è rimasta coinvolta in un tentato furto ma a prescindere da questo non è gente che vuole integrarsi. Dicono di volerlo fare ma prendono in giro tutti, hanno una cultura diversa dalla nostra. Erano meglio i ragazzi di colore che c'erano prima».
 



Infatti proprio in quel palazzo per diversi anni ci sono stati degli extracomunitari.
«E infatti si erano integrati senza problemi, aiutavano le persone, gli anziani come mia madre a cui le offrirono una mano per scendere dall'autobus. Nel mio palazzo hanno dato un appartamento di due stanze a una famiglia nomade. In 12 tra cui 8 bambini piccoli che vivono in due camere, contravvenendo tutti i principi di igiene e sicurezza è normale? Ed è normale per lei che ci siano famiglie di italiani con figli piccoli che vivono nelle cantine?».

Quando li avete visti la prima volta?
«Io ho saputo che arrivavano ieri pomeriggio (martedì ndr) ma già la notte precedente c'era stato movimento e così non si fa. Vogliamo integrarli? Per carità di Dio, iniziassero a lavorare e a pagare le tasse ma prima, gli italiani. Per queste persone i soldi ci sono invece per noi, per mettere a posto le case dove viviamo, non c'è mai nulla. Abbiamo dovuto protestare per farci tagliare due alberi pericolanti e per farci fare una strada che c'è via Walter Tobagi che non si sa come sta: aspetteranno il morto per metterla in sicurezza. Ci hanno alzato gli affitti e pure paghiamo tutti anche se qualche giorno c'è chi non riesce a portare il pane a casa».

Vi accusano di essere razzisti e la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per danneggiamento e minacce aggravate dall'odio razziale. Che risponde?
«Che è ora di finirla. Non è razzismo questo è spirito di sopravvivenza perché non ce la facciamo più. Se eravamo razzisti avremmo provato a mandar via anche i ragazzi di colore che c'erano prima. Non è mai accaduto. Siamo razzisti con chi è zozzo e molesta i ragazzini».

A guidare la protesta è CasaPound?
«Ma dove? Qua c'è la gente del quartiere. Non mi importa chi ci sostiene, ben venga se si combatte insieme per qualcosa».

Il Comune ha promesso di allontanarli ma voi restate in strada. Perché?
«Non andrà via nessuno fino a quando non saranno andati via tutti i rom. L'amministrazione ha detto che concluderà le operazioni entro sette giorni, questo è stato l'accordo. Viviamo nel degrado e nell'abbandono: le cose devono cambiare».
 

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