Torre Maura, periferia contro Raggi: basta rom

Periferia contro Raggi: basta rom
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 4 Aprile 2019, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 14:55

«E Raggi? Dove sta Raggi? Quando viene?». La cercano tutti. I pensionati, le giovani mamme senza lavoro, i disoccupati in tuta. Tutti con la stessa faccia arrabbiata, la frustrazione di chi sente abbandonato e tradito. Dal Campidoglio. E dal M5S, che nel 2016, da queste parti, aveva sfiorato l'80% dei consensi. Da Virginia Raggi, che a Torre Maura, difronte alla vecchia clinica dove martedì pomeriggio sono stati trasferiti 77 rom, senza preavviso, decisione che ha acceso la rivolta con le auto incendiate e i cassonetti gettati in strada a mo' di barricata, non si fa vedere. In questo budello scavato dalle buche e dai rami degli alberi caduti da anni e che nessuno ha mai raccolto, all'estrema periferia Est della Capitale, fa capolino solo il delegato alla Sicurezza della sindaca, Marco Cardilli.

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Subissato di fischi, promette che «le famiglie saranno trasferite, entro una settimana troveremo una soluzione, la nostra priorità è tutelare i 33 minori, il piano rom va avanti». Ma la gente, tutt'intorno, non gli crede. Non più. Urla, strepita. «Basta chiacchiere». «Andate via». «Dimettetevi». In serata esplodono altre bombe carta. Si rivedono i neo-fascisti, picchiano con le mani sul camioncino scortato dalla Polizia locale per portare via i primi 18 Rom.
Ma il problema, ci si accorge stando qui, non è solo quello. È il senso di abbandono diffuso, i problemi di Roma che in queste strade si mostrano con la faccia più cruda. I bus cancellati per risparmiare, la monnezza che si ammassa accanto ai bidoni, le strade crepate dalle voragini e dalle radici, i tronchi spezzati da anni, ancora lì. I giardini distrutti. E il filo che tiene unito il malcontento è il Comune, i servizi al tracollo, su tutti i fronti. I più inferociti sono quelli che il M5S l'avevano votato. «Una delusione, tutto fumo negli occhi». CasaPound e l'ultradestra cavalcano una protesta che cova da prima, da mesi, nel silenzio delle promesse rotte, del cambiamento che non c'è stato, se non in peggio.

La Procura, dopo gli incidenti di martedì, indaga per danneggiamento e minacce aggravate dall'odio razziale. Si tenterà di capire se dietro gli scontri c'è una regia xenofoba. Raggi ieri ha parlato a margine della presentazione di una mostra, in Campidoglio. «A Torre Maura - ha detto la sindaca - c'è un clima pesante, di odio, anche perché è stato gravato per molti anni da problemi e pressioni sociali. Sono intervenuta per tutelare i tanti cittadini onesti di quel quartiere e i 33 bambini rom che rischiavano la vita. Li stiamo ricollocando in altri centri in tutta la città, il nostro dovere è tutelare la vita e l'incolumità delle persone».

TRASLOCO A RILENTO
Ma il trasloco si sta rivelando un'operazione ostica. Ieri sera, erano stati trasferiti solo 18 nomadi, portati via tra gli applausi dei residenti di picchetto, mentre altri prendevano a calci il pulmino. «Dovevamo farlo saltare in aria prima questo centro, dobbiamo bruciarli vivi», le urla più barbare.
Ne mancano da trasferire altri 59. Si procede a rilento, anche perché mancano strutture che possano ospitare famiglie molto numerose. Diversi rom, poi, vorrebbero che i figli rimanessero in zona, nel VI Municipio, per non cambiare scuola, dato che prima abitavano in un centro d'accoglienza poco distante, a Torre Angela.
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, se l'è presa col Campidoglio. «È sbagliato spostare dalla sera alla mattina decine di persone, da palazzo a palazzo. Le cose vanno fatte in maniera trasparente e non puoi usare le periferie per nascondere i problemi. L'obiettivo è campi rom zero, ma la violenza non risolve nulla».

I SALUTI ROMANI
Nei dintorni della vecchia clinica trasformata in centro d'accoglienza il clima si surriscalda con un niente. Ieri sera si è riaffacciata l'ultra destra, col solito côté di saluti romani. Qualche ora prima, una rom era stata accerchiata e insultata mentre rientrava col figlio di pochi mesi in braccio. Fuori dal cancello, a furia di urlare, un gruppo di residenti ha costretto i nomadi che si erano affacciati nel cortile a rintanarsi nella struttura del Comune. Quando si fa buio, riecco le bombe carta, le scene da guerriglia, e qualcuno agitava in aria una mazza da baseball.
 

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