Stadio a Tor di Valle, la Roma si ferma: «Impossibile farlo»

Stadio a Tor di Valle, la Roma si ferma: «Impossibile farlo»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 27 Febbraio 2021, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 14:57

«Ci giocherà Totti nel 2016», promettevano otto anni fa l’ex patron James Pallotta e il costruttore indagato Luca Parnasi. No, non ci giocherà nessuno. Il fischio finale per lo stadio mai nato di Tor di Valle, un progetto tarlato fin dagli albori dalle falle urbanistiche e dalla minaccia dell’ingorgo perenne, per non dire delle grane giudiziarie scoppiate nell’estate del 2018, lo segna la nuova gestione targata Dan Friedkin. Una gestione che bada alla concretezza. E così dopo avere incrociato analisi finanziarie, giuridiche e fattuali, il club ha capito che il piano dell’ex ippodromo è «di impossibile esecuzione».

Tor di Valle, prossime mosse/Ora un impianto che sia davvero utile alla Capitale

Molto più conveniente resettare tutto, concentrarsi su un’altra area più comoda, meglio collegata.

In 2 anni la nuova As Roma conta di avere i permessi, dopo altri 2, di iniziare a giocare nel nuovo stadio da 40mila posti. Investimento: circa 3-400 milioni di euro, secondo i primi rumors. Solo uno stadio, non uno stadio e un quartiere di uffici, negozi e alberghi, che sarebbe stato il vero core business dell’operazione calcistico-immobiliare, ormai naufragata, dell’era pallottiana.

Il cda dell’As Roma ieri «ha verificato che non sussistono più i presupposti per confermare l’interesse all’utilizzo dello stadio». I massimi vertici giallorossi, a partire dall’amministratore delegato Guido Fienga, hanno letto le conclusioni degli advisor (un lavoro guidato da Stefano Scalera, nuovo “Head of government affairs” della Roma, un passato recentissimo al Mef con Gualtieri) e hanno preso atto che «tali condizioni impediscono di procedere». Anche la pandemia, si legge nella nota, «ha radicalmente modificato lo scenario economico». Il Cda della Roma nella nota diffusa ieri ricorda un altro paradosso del progetto di Parnasi e Pallotta: la società «sarebbe stata la mera utilizzatrice dell’impianto». Non la proprietaria.


Il passo indietro è stato formalizzato con una pec inviata al Campidoglio. «Risulta impossibile concludere l’iter», si legge, anche perché parte dei terreni non risulta nemmeno più nella disponibilità della Eurnova di Parnasi, dato che l’area è «gravata da numerose iscrizioni pregiudizievoli, inclusa un’ipoteca in favore di Equitalia»; poi «è stata promessa in vendita a un terzo»; ed è ancora «oggetto di una procedura esecutiva immobiliare». Beghe forse superabili, se però ci fosse la volontà di un investimento pesante che il progetto Tor di Valle non vale. La lettera della Roma cita «i pesanti ritardi legati alle note vicende giudiziarie» e le «critiche condizioni economiche di Eurnova». Da qui la richiesta al Comune di «estinguere» la procedura. Game over. «Se non si fossero rincorse le sirene di un consenso fatuo illudendo le tifoserie e la stessa As Roma, dicendo subito che quel progetto non era sostenibile, ci saremmo risparmiati tanti problemi», commenta il deputato Pd, Roberto Morassut.

Dire no a Tor di Valle non significa dire no al progetto stadio, anzi. Per la Roma ora tutto sarà più veloce. C’è l’intenzione di «realizzare uno stadio verde, sostenibile ed integrato con il territorio». Ieri l’ad Fienga ha telefonato alla sindaca Raggi, si incontreranno venerdì. Per la giunta grillina, che ha ereditato il progetto Tor di Valle dopo averlo osteggiato con tutto il M5S dall’opposizione, «si tratta di una valutazione imprenditoriale, le opere pubbliche previste verranno portate avanti dall’amministrazione». Per il resto la sindaca tende la mano «a tutti gli investimenti su Roma». Nell’incontro di venerdì si discuterà delle aree, si parla dell’Ostiense o della suggestione dello stadio Flaminio, su cui però la Roma vorrebbe garanzie per i vincoli. Che il Comune difficilmente potrà fornire. Si vedrà. Certo è che la mossa di ieri pone fine a un progetto denso di ostacoli pratici, squassato dalle inchieste per corruzione, e soprattutto datato e sconveniente per la nuova proprietà. Ombre che non graveranno più sul sogno di una nuova arena giallorossa.
 

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