Sciopero, Roma chiude. Raggi perde i sindacati. Lite anche sul degrado

Sciopero, Roma chiude. Raggi perde i sindacati. Lite anche sul degrado
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
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Martedì 22 Ottobre 2019, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 12:49

Rifiuti per strada, trasporti bloccati, pulizie a rischio nelle scuole. Sarà un venerdì così nella Capitale. Niente di nuovo, o quasi. «Anzi, per una volta - dicono con un pizzico di cinismo dal Campidoglio - i romani non se la prenderanno con noi...». Ma con i sindacati confederali che per il 25 ottobre hanno convocato il primo sciopero generale per «bloccare Roma».

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Sarà l’occasione per pungere la sindaca grillina Virginia Raggi sulla gestione delle società partecipate (oltre 20mila dipendenti), ma con l’occasione i lavoratori di Cgil, Cisl e Uil (e ci sarà anche una manifestazione parallela promossa dai Cobas) denunceranno «il degrado» montante. Che quel giorno è destinato a peggiorare con un effetto surreale: siccome la città va a rotoli, allora per urlarlo forte la mandiamo ancora più a rotoli.

C’è però tutto un effetto politico in questa vicenda che segna un punto di non ritorno, soprattutto in vista delle prossime comunali. Con questa mossa i sindacati si affrancano dalla sindaca, dopo tre anni passati d’amore e d’accordo. D’accordo soprattutto. Con una città sempre abbastanza fuori controllo Raggi finora era riuscita a placare le parti sociali. Lo dimostrano i contratti decentrati per i dipendenti capitolini (due firme in tre anni, con misure tutt’altro che draconiane), ma anche l’esperienza di “Fabbrica Roma”: il laboratorio per lo sviluppo della città che il Campidoglio si inventò ai tempi del governo Gentiloni per uscire dalle critiche dell’allora ministro dello Sviluppo, Calenda. Puff. Tutto svanito. Eppure in molti si ricordano la sindaca ai congressi della Cisl e della Cgil in plastiche strette di mano con Furlan e Camusso.

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Ancora prima, nel 2016 i sindacati spinsero per tirare la volata alla grillina che prometteva di rimettere al centro i lavoratori, di non privatizzare le società e soprattutto di farle funzionare. La rottura, che poggia anche sul degrado, compatta a sinistra (dal Pd a Leu) tutto un fronte anti-Virginia che scombina i piani alla sindaca, sempre più intenzionata a ricandidarsi e soprattutto facendo l’occhietto a questi mondi. Che adesso - e venerdì saranno in piazza del Campidoglio, magari urlando le dimissioni - guardano altrove. «Un problema», ammettono dal Campidoglio. Dove, seppur timidamente, è già partita la corsa al responsabile di questa situazione: Gianni Lemmetti, assessore al Bilancio e alle Partecipate, uno che all’ultimo tavolo in Prefettura ha detto a proposito dei sindacati: «Li incontro se ho tempo».

Troppa durezza, a sentire un pezzo di M5S. L’assessore al Personale, ala morbida dei grillini, Antonio De Santis, ieri provava a smorzare i toni: «Il dialogo è essenziale, ma tentare di bloccare Roma non giova ai cittadini». Lo stesso ragionamento che fa Raggi, spiazzata, con i fedelissimi: «Ho ribadito in ogni sede che garantiremo sempre il carattere pubblico delle partecipate, sono tra i pilastri della nostra visione strategica. Ma i sindacati faranno sciopero generale e a rimetterci saranno i cittadini».

In questo scenario, l’Ama ieri ha lanciato un appello disperato: cari romani, per un giorno non buttate la monnezza. E attenti: chi lascia i sacchetti a terra sarà multato. La nota della municipalizzata, che non approva un bilancio dal 2016 per colpa del braccio di ferro tra i manager (cambiati in batteria) e la giunta M5S, è stata sfornata ieri sera: «Facciamo appello al senso civico affinché nella giornata di venerdì si eviti il conferimento dei rifiuti per non sovraccaricare i cassonetti». Come se non fossero sovraccarichi già. Pensare che l’Ama fino a tre anni fa macinava bilanci in attivo. Nel consuntivo 2017 (mai approvato dalla giunta) sono annotate perdite da 136 milioni. E anche il 2018 sarebbe in profondo rosso. Altre tre municipalizzate non chiudono un bilancio da anni. Una, Roma Metropolitane, è a un passo dalla liquidazione, con tanto di esuberi nel piano industriale. 

Risultato: il sottobosco dei lavoratori degli enti comunali e para-comunali, che nel 2016 ha fatto fruttare migliaia di preferenze ai 5 Stelle, ora si sente tradito e si rivolta. Come rimarca la Uil, quello di venerdì sarà il «primo sciopero generale della città, da anni». Protesteranno tutti insieme i dipendenti della galassia Roma Capitale. Per 24 ore, anche se per i trasporti, per ridurre i disagi, le corse saranno a rischio solo, si fa per dire, dalle 20 a fine servizio.

«È uno sciopero politico, sulla crisi della città. E ci scusiamo per i disagi...», dice il segretario della Uil Lazio, Alberto Civica. La verità, aggiunge, è che il consociativismo in salsa grillina è ormai archiviato, «con questa amministrazione si è rotto qualcosa». Per Natale Di Cola, leader della Cgil romana, «i servizi pubblici sono al collasso, questa è una vertenza sul degrado. Dopo tre anni e mezzo di governo, è tempo di fare bilanci per Raggi. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
 

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