Roma, Saxa Rubra svela le tombe dei grandi signori della Capitale

Il 17 settembre, dopo 5 anni, riapre l'area archeologica di Grottarossa. Una serie di imponenti edifici funerari legati a personalità illustri del passato

Saxa Rubra svela le tombe dei grandi signori di Roma
di Laura Larcan
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Sabato 3 Settembre 2022, 08:16

Gli archeologi amano chiamarle oramai come le tombe dei signori di Roma. L'imponenza delle rovine echeggia tutta l'aura aristocratica dei defunti. Un sepolcro sfoggia il profilo compatto di una torre, un altro svela l'architettura di un tempietto circolare. Altri grandi blocchi di marmi, ancora, puntellano la vasta piana lungo la millenaria strada di basoli che corre per centinaia di metri, non altro che un diverticolo dell'antica via Flaminia.
L'effetto è quello di una serie di edifici funerari che cristallizzano la memoria storica di personalità che affondano le radici nella Roma di inizio impero, sodali di Augusto e via fino all'epopea di Adriano. Siamo nell'area archeologica di Saxa Rubra, che abbraccia oggi il VI miglio della via Flaminia antica, vicino all'attuale via di Grottarossa, un complesso praticamente sconosciuto, chiuso da anni, che torna ora accessibile dopo un nuovo intervento di studio, indagine diffusa e valorizzazione messo in campo dalla Soprintendenza di Roma guidata da Daniela Porro.

 

Torri e templi 

La suggestione è forte, in questa porzione periferica di Roma Nord, poco abituata all'attenzione del pubblico, e ignorata dal traffico ordinario convulso della zona. Un sito che ora (grazie anche ad un intervento di manutenzione e cura del verde) svela una grande concentrazione di edifici funerari, alcuni di straordinaria monumentalità, edificati lì duemila anni fa probabilmente per la vicinanza dell'abitato dell'antica Rubrae e soprattutto in funzione delle grandiose ville residenziali situate sull'altopiano omonimo di tufo. Da mettere in agenda, allora, una prima apertura prevista per il 17 settembre con speciali visite guidate condotte dallo staff di archeologi della Soprintendenza (visite dalle 10 alle 14, informazioni e prenotazioni su www.soprintendenzaspecialeroma.it e ss-abap-rm.ufficiostampa@cultura.gov.it).
La piana di Grottarossa si svela gradualmente. Come suggeriscono gli archeologi, anche percorrendo la Flaminia in macchina o sul trenino della Roma-Viterbo, bisogna concentrare lo sguardo su questa distesa verde. Prima amena e selvaggia.
Ora capace di restituire dignità ai mausolei dei Signori di Roma.

Spicca un edificio del tipo a torre databile tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C. È imponente: «È stato trasformato in fortilizio nel Medioevo a controllo del Tevere», racconta gli archeologi. Già il Tevere, una presenza storica qui che amplia la suggestione. Torna perfettamente visibile nella sua fisionomia architettonica con le alte murature cilindriche anche una tomba della seconda metà del I secolo a. C. A disegnare lo skyline qui, ancora, un sepolcro del tipo a tempietto della metà II secolo d. C. Più a nord, sullo stesso lato della Flaminia antica, si succedono altri monumenti funerari, tra cui quello a nicchie per olle cinerarie delimitato da un recinto in laterizio (I secolo d. C.). La loro scoperta viene da lontano. Le prime indagini risalgono all'inizio degli anni 80 del secolo scorso.

Gli scavi

Le campagne di scavi condotte a più riprese per un decennio intercettavano diversi edifici funerari, a ridosso di un grande complesso residenziale, un impianto tardo antico ed un lungo tratto della via consolare che corre tra i mausolei in parte ancora visibili. Gli studi recenti hanno riletto e interpretato gli ambienti interni di questi edifici, che dobbiamo immaginare rivestiti di ricche decorazioni, tra cicli di pitture e pavimenti a mosaico. Il modello di riferimento può essere quello delle vicine Tombe di Fadilla e dei Nasoni, altro gioiello di rara bellezza. La via Flaminia è davvero un concentrato di gioielli. Gli esperti hanno anche parlato a più riprese dell'opportunità di realizzare un parco archeologico della Flaminia. Che vanterebbe anche il sito (chiuso) della Tomba del Gladiatore, il mausoleo (in frammenti titanici) di Marco Nonio Macrino, generale sodale di Marco Aurelio e caduto in disgrazia sotto Commodo, tanto da echeggiare la suggestione del personaggio cinematografico del Gladiatore, Massimo Decimo Meridio.

 

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