Opere d'arte italiane sequestrate al Metropolitan Museum di New York: 21 saranno restituite, valgono 10 milioni di dollari

Una delle opere sequestrate: una testa in marmo del III-II secolo a.C., foto pubblicata dal New York Times
di Laura Larcan
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Sabato 3 Settembre 2022, 06:41

Sculture in marmo, statuette in terracotta, ceramiche, in tutto sono ventisette i manufatti millenari che un pool di investigatori ha sequestrato da vetrine e depositi del prestigioso Metropolitan Museum di New York, per un valore di oltre 13 milioni di euro.

Un tesoro di reperti straordinari, arrivati nei fondi dell'Istituzione americana di Manhattan attraverso un (classico) sistema illecito di commercio antiquario, figlio di scavi clandestini e mercanti senza scrupoli, di cui 21 hanno un'origine tutta italiana (per 10 milioni di euro), mentre gli altri sei provengono dall'Egitto.


Ancora un famoso museo americano sotto i riflettori dopo il caso del Getty Museum di Los Angeles, che lo scorso 12 agosto è salito all'onore delle cronache internazionale per la conclusione di un'indagine investigativa internazionale che l'ha portato a restituire all'Italia, e alla Puglia nello specifico, lo straordinario gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, databile a oltre 2300 anni fa, proveniente dalla colonia magnogreca di Taranto.

Anche le opere del Met saranno restituite ai paesi d'origine con una cerimonia in programma la prossima settimana a Roma.
La vicenda è stata resa nota dal New York Times. In Italia, dunque, rientrano i 21 reperti che complessivamente hanno un valore stimato in 10 milioni di dollari (circa 10 milioni di euro). Ci sono voluti sei mesi di indagini da parte dell'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan in collaborazione con funzionari federali e in stretta sinergia con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, per arrivare a questo risultato.


TRAFFICANTI ORGANIZZATI
Come rivela il New York Times, i manufatti sono arrivati negli Stati Uniti passando per le mani di un personaggio noto nelle vicende dei traffici illeciti di antichità come Gianfranco Becchina, che ha gestito una galleria in Svizzera per decenni prima di essere indagato in Italia nel 2001 per operazioni illegali.
Vero che le opere in questione sono entrate a far parte della collezione del Met prima che Becchina fosse incriminato, ma gli esperti fanno presente che, una volta appurato il ruolo di Becchina, il museo americano «avrebbe dovuto esaminare la provenienza di tutti gli oggetti acquistati dalla sua Galleria in Svizzera, la Galerie Antike Kunst Palladion di Basilea».


Il Met, da parte sua, ha reso noto che «le informazioni sugli oggetti italiani erano state messe a disposizione del museo solo di recente dagli investigatori del procuratore distrettuale».

Ha ribadito «la piena collaborazione», e che «negli ultimi vent'anni le acquisizione sono diventate più rigorose».


LA GOLDEN LIST
Nella golden list di opere, spicca per esempio una kylix di terracotta, ossia una tazza per bere risalente al 470 a.C, valutata 1,2 milioni di dollari, e venduta direttamente dalla galleria di Becchina nel 1979. Ancora un opera emblematica è una statuetta di terracotta di una divinità greca del 400 a.C. Pensare che è un frutto di un regalo fatto nel 2000 da Robin Symes, un antiquario britannico noto alle cronache investigative anche per la vicenda della statua di Afrodite a grandezza naturale venduta e acquistata nel 1998 dal Getty Museum per 18 milioni di dollari e poi restituita all'Italia nel 2007. Le opere restituite all'Italia potrebbero essere esposte presto nel Museo dell'Arte Salvata allestito nella sala del Planetario alle Terme di Diocleziano.

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