Dall'Asia all'Africa. E qualcuno è arrivato pure da Desio, provincia di Monza e Brianza, Lombardia. Destinazione: Roma. Per accamparsi dove capita, con la convinzione che qui, più che altrove, la cosa sia tutto sommato tollerata o comunque non troppo osteggiata. Nella Capitale dove le baraccopoli abusive proliferano al ritmo di 150 all'anno, la vicenda dell'insediamento smobilitato lunedì a viale Pretoriano, a ridosso delle Mura Aureliane, racconta bene come sbandati da più continenti (o dal resto dello Stivale) si mettano in marcia e, in qualche modo, con viaggi di fortuna, raggiungano l'Urbe. Tappa finale di migranti, senzatetto italiani, nomadi di altre parti d'Europa. Un andazzo che il neo-prefetto, Matteo Piantedosi, vorrebbe frenare. E in questo senso, racconta chi ha partecipato agli ultimi comitati sulla sicurezza a Palazzo Valentini, lo sgombero di inizio settimana vorrebbe rappresentare anche l'avvio di una nuova politica, molto meno indulgente verso questo sottobosco di baraccamenti abusivi che deturpano tanti angoli di Roma, anche centralissimi, e di occupazioni illegali.
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Il report sull'operazione di lunedì, in un insediamento non particolarmente popolato, 25 persone in tutto, giacigli di cartone e materassi adagiati a bordo strada, all'ombra delle Mura, è una zoomata che non rivela solo un microcosmo di abusivismo, ma aiuta anche a capire l'eterogeneità del fenomeno. Pakistan, Ghana, Eritrea, Costa D'Avorio, Gambia. E ancora: Marocco, Guinea-Bissau, Nigeria, Mali, Sierra Leone, Senegal. Undici nazionalità per i dodici stranieri censiti dalle forze dell'ordine. Tra gli abitanti della baraccopoli c'erano anche 4 italiani: uno era arrivato a Roma da Corigliano Calabro, provincia di Cosenza, un'altra veniva da Desio in Lombardia.
GLI AGENTI
COSTI MILIONARI
Ogni sgombero costa all'amministrazione migliaia di euro. Gli esborsi sono stati svelati in una riunione della Commissione Politiche sociali, in Campidoglio, a febbraio: 3 milioni e 300 mila euro per 104 blitz in due anni. Col risultato, però, che spesso gli sbaraccati si sono trasferiti da un indirizzo all'altro. Lo stesso vertice ha rivelato che dal 2018 a oggi nella Capitale sono stati contati 338 insediamenti abusivi, principalmente abitati da rom, ma non solo. I quartieri: Torbella, il Prenestino, la Casilina, Spinaceto. Ma anche zone più centrali. Strade, tunnel, parchi. Tutti ostaggio di un senso d'abbandono e decadimento. Pezzi di Roma che la politica spesso non vede, concentrata sui grandi villaggi rom ufficiali, sempre meno abitati, mentre migliaia di trabacche, tende e giacigli di cartone si moltiplicano sottotraccia.
Laura Bogliolo
Lorenzo De Cicco
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