TAGLI IN BUSTA PAGA
Da adesso in poi, se salta oltre il 7 per cento delle corse programmate (prima era il 9 per cento) per carenza di treni, i conducenti di turno si vedranno decurtata la paga giornaliera, circa 50 euro. Nel verbale di accordo siglato dalla direzione del Personale di Atac insieme ai principali sindacati si legge così: «L'indennità relativa alle corse perse oltre il 7% di quelle programmate verrà decurtata tra tutti coloro che non avranno effettuato corse viaggiatori per mancanza di materiale». Fino a giugno le corse saltate per guasti, sulle prime due linee del metrò, erano 900 al mese (circa 30 al giorno). Da inizio luglio si sono quasi azzerate, come risulta dai primi calcoli dell'azienda (il report finale è atteso per la prossima settimana).
LE ATTESE ALLE PALINE
Una stretta anti-ritardi è stata introdotta anche per il servizio di superficie, quindi bus e tram, per cercare di ridurre le attese da record alle fermate. È questo il settore più in difficoltà sotto la gestione dell'Atac. Parlano i numeri: quasi 4 milioni e mezzo di chilometri persi all'anno, dal 2016 al 2018. Se tre anni fa la municipalizzata, con autobus e navette del tram aveva macinato 89,3 milioni di chilometri, l'anno scorso si è fermata a quota 84,9 milioni. Un crollo. Colpa di una flotta arci-datata - 12 anni di età media - e della lentezza con cui il Campidoglio sta gestendo l'acquisto dei nuovi bus. Nonostante le richieste dell'Atac, il Comune ancora non è riuscito a trasferire alla sua controllata i 227 mezzi ordinati un anno fa e fabbricati in Turchia.
Anche per questo dall'inizio dell'estate i mezzi pubblici viaggiano più a rilento del solito. Col nuovo contratto, gli autisti di bus e tram potranno intascare un'«indennità omni-comprensiva» di 10 euro al giorno a patto di guidare più del previsto, mentre i ritardi rispetto alle tabelle di marcia «non potranno superare i 15 minuti» per essere conteggiati come «utili ai fini dell'orario ordinario di lavoro».
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