Luca Tosi, morto in scooter al Labaro per il manto dissestato. I pm romani: «Omicidio stradale»

Luca Tosi, morto in scooter al Labaro per il manto dissestato. I pm romani: «Omicidio stradale»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 2 Gennaio 2021, 23:17 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 00:31

ROMA - Il 12 dicembre del 2018 Luca Tosi Brandi, studente di infermieristica, sarebbe tornato a casa come sempre, appena finito il suo turno di tirocinio all’ospedale Sant’Andrea, se qualcuno, in via del Labaro, avesse riparato o almeno segnalato due trappole sulla via. Uno squarcio sull’asfalto con una profondità media di due centimetri, eppure poco visibile in lontananza. E accanto, un’increspatura della strada, molto lunga e alta fino a quattro centimetri. Una buca e una gibbosità, secondo la procura, che andavano rimosse, e invece sono ancora là. Luca, alla guida della sua Yamaha 125, probabilmente nel tentativo di evitarle, come prova un video, è stato catapultato contro il muro di un’abitazione e quindi scaraventato a terra, più lontano, senza scampo.

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La ditta

Per quella morte ora la procura ha chiesto il processo con l’accusa di omicidio stradale per il legale rappresentante e il responsabile della sorveglianza della ditta incaricata dal XV municipio di tenere in sicurezza la strada.

I due indagati, Vita C. e Mauro M., responsabili della ditta Sisters Immobiliare, secondo il pm Erminio Amelio, in violazione del contratto di appalto firmato nel febbraio 2018 e con scadenza a fine dicembre dello stesso anno, non si sarebbero occupati della «manutenzione ordinaria, sorveglianza e pronto intervento indispensabili per garantire la sicurezza stradale veicolare e pedonale in via del Labaro all’altezza del civico 125 B causando la morte di Luca Tosi Brandi». Il magistrato, invece, non ha ravvisato responsabilità da parte di funzionari del Campidoglio perché non sarebbe emerso dagli atti dell’inchiesta che la pericolosità del tratto fosse stata segnalata agli uffici comunali o municipali competenti. A certificare la presunta responsabilità della ditta, oltre al filmato di otto minuti, una ricostruzione 3D con cui il perito incaricato dal magistrato ha mappato la via, compreso ogni tratto di asfalto compromesso. Il giovane, è stata la conclusione, a causa della buca e della gibbosità, «entrambe non segnalate», perdeva il controllo della moto. «Nonostante - specificano le contestazioni - procedesse nel rispetto dei limiti».

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Luca aveva 20 anni

Luca aveva vent’anni quando è morto. Aveva appena sostenuto un esame al corso di infermieristica del Sant’Andrea, felice di aver ottenuto un ventinove. Si era avviato verso casa quando è tornato indietro per riportare il telefono alla fidanzata: era rimasto nel suo giubbotto. Il giovane aveva tagliato il percorso passando per via Labaro. Il telefonino è rimasto integro, mentre lui è morto praticamente sul colpo. Il padre di Luca, Luigi Tosi Brandi, in ogni ricorrenza posa una rosa rossa sul luogo dell’incidente. E ogni volta si commuove. La strada non è mai stata riparata. «Buche e dossi sono ancora là - dice - L’avvallamento d’asfalto che ha ucciso mio figlio non è stato rimosso. Eppure è una trappola mortale. Ci sono passato diverse volte con lo scooter, per provare a capire quello che è successo a Luca, e ogni volta sbando. Ovvio che io procedo con accortezza, Luca non poteva sapere. Non conosceva bene quella via. Un campo minato, fatto da dislivelli, non subito percepibili». Tre telecamere di sicurezza puntate su quel tratto hanno filmato lo schianto, dall’inizio alla fine. Il papà ha avuto il coraggio di vederlo: «Mio figlio ha cominciato a zigzagare e ha perso il controllo della moto quando è passato su quel bozzo d’asfalto. Ha cercato di tenerla in equilibrio aprendo le gambe ma non ce l’ha fatta. È stato sbattuto come un proiettile contro lo spigolo del cancello di una villa. Nemmeno il casco integrale lo ha salvato». «Luca è stato ucciso da una vera e propria trappola presente in quel tratto di strada, non possiamo più permettere questo», ha dichiarato l’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’associazione vittime incidenti stradali, tra i principali promotori della legge sull’omicidio stradale, e legale della famiglia Tosi Brandi. 
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