Covid e crisi a Roma, boom di cassa integrazione: la metà per locali e ristoranti

Covid e crisi a Roma, boom di cassa integrazione: la metà per locali e ristoranti
di Flaminia Savelli
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 00:32

Una crisi senza fine. A raccontare la situazione delle imprese romane non sono solo i bilanci, affatto rassicuranti, sui saldi invernali. Ma anche l’impennata di richieste sulla cassa integrazione: sono 75 mila, secondo Confcommercio, le pratiche aperte a gennaio. Tre su 10 dal settore commercio. Che sommate, al settore della ristorazione, toccano quasi il 50% del totale. Nello specifico: la Regione Lazio ha preso in carico 75.722 domande per un totale dei lavoratori coinvolti pari a 184.089. Di queste, il 76.4 % sono su Roma. In grande sofferenza soprattutto le piccole imprese: il 92% con meno di 5 dipendenti hanno infatti richiesto di accedere al cig. Una stima che disegna il quadro- preoccupante- per i singoli settori. Dai dati raccolti, il più colpito dalla crisi Covid è il settore del commercio: il 27,9% delle domande è stata depositata da commercianti, titolari all’ ingrosso e dettaglio. Seguito, con il 22.2% di richieste, dal comparto della ristorazione e quindi le agenzie di viaggi, 5,3%.

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LA RICHIESTA

«Ciò che ci spaventa è il futuro.

Le imprese ora devono essere seguite, deve essere loro garantita la liquidità» dice Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma. Perché dopo mesi con i conti in rosso, gli imprenditori per il rilancio avranno bisogno di fondi e di assistenza. Intanto «Dalla prossima settimana - annuncia il direttore Guasco- apriremo un osservatorio economico. Uno sportello ad hoc per fare il punto sulla situazione, che è drammatica. Ma dobbiamo pensare anche al rilancio e dunque, a come potranno ripartire i settori più fiaccati. e che sono - precisa- anche quelli più importanti per l’economia della Capitale». Come mostrano i dati raccolti dal bollettino regionale. «Si tratta di cifre preoccupanti- conclude Guasco- a cui si sommano quelle del settore moda, un altro comparto in grandissima difficoltà. In questo momento i magazzini dei negozi di abbigliamento sono ancora pieni di merce invenduta e che dovrà essere in qualche modo saldata. Il nostro prossimo obiettivo è accordarci con la banche. Il momento è molto delicato». Neanche i saldi invernali hanno aiutato i commercianti romani. Ieri sul piede di guerra per la chiusura del centro storico alle auto per la “domenica ecologica”. Nei fatti, una giornata in meno di lavoro.

CONTI IN ROSSO

«Ci siamo ritrovati prima senza turisti a causa del Covid, e poi senza romani per le chiusure decise per le domeniche a piedi» ha commentato Valter Giammaria, presidente di Confersercenti. «Le giornate del week end invece sono determinanti per i commercianti. Chiudere di domenica e riattivare la Ztl durante la settimana è stato il colpo finale», aggiunge. Secondo quanto raccolto da Confcommercio, i guadagni attesi con gli sconti invernali non sono arrivati. Anzi il calo delle vendite scontate quest’anno è stato pesantissimo. Nella Capitale, il crollo delle vendite di queste ultime settimane di “grandi offerte” si attesta intorno al 50%: «La situazione è molto critica - ribadisce Giammaria- in alcune zone dello shopping , quelle del centro storico nello specifico, il calo è stato del 70%». Il freno sugli acquisti lo hanno registrato soprattutto i negozi di abbigliamento e calzature. Un crollo dunque non solo dovuto all’incertezza dei “colori” delle zone, arancione e rossa a seconda delle disposizioni del ministero della Salute. Ma, per i commercianti anche alle chiusure disposte dal Comune: «Siamo esausti- conclude Giammaria- sembrano misure decise proprio per affossarci. In tempi normali, prima della pandemia, con i saldi gli incassi rappresentavano il 30% delle vendite annuali. A questo punto non sappiamo come andare avanti». E c’è già chi si è arreso: nel Lazio hanno chiuso 18 mila imprese, di queste l’80% solo a Roma. 

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