Una crisi senza fine. A raccontare la situazione delle imprese romane non sono solo i bilanci, affatto rassicuranti, sui saldi invernali. Ma anche l’impennata di richieste sulla cassa integrazione: sono 75 mila, secondo Confcommercio, le pratiche aperte a gennaio. Tre su 10 dal settore commercio. Che sommate, al settore della ristorazione, toccano quasi il 50% del totale. Nello specifico: la Regione Lazio ha preso in carico 75.722 domande per un totale dei lavoratori coinvolti pari a 184.089. Di queste, il 76.4 % sono su Roma. In grande sofferenza soprattutto le piccole imprese: il 92% con meno di 5 dipendenti hanno infatti richiesto di accedere al cig. Una stima che disegna il quadro- preoccupante- per i singoli settori. Dai dati raccolti, il più colpito dalla crisi Covid è il settore del commercio: il 27,9% delle domande è stata depositata da commercianti, titolari all’ ingrosso e dettaglio. Seguito, con il 22.2% di richieste, dal comparto della ristorazione e quindi le agenzie di viaggi, 5,3%.
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LA RICHIESTA
«Ciò che ci spaventa è il futuro.
CONTI IN ROSSO
«Ci siamo ritrovati prima senza turisti a causa del Covid, e poi senza romani per le chiusure decise per le domeniche a piedi» ha commentato Valter Giammaria, presidente di Confersercenti. «Le giornate del week end invece sono determinanti per i commercianti. Chiudere di domenica e riattivare la Ztl durante la settimana è stato il colpo finale», aggiunge. Secondo quanto raccolto da Confcommercio, i guadagni attesi con gli sconti invernali non sono arrivati. Anzi il calo delle vendite scontate quest’anno è stato pesantissimo. Nella Capitale, il crollo delle vendite di queste ultime settimane di “grandi offerte” si attesta intorno al 50%: «La situazione è molto critica - ribadisce Giammaria- in alcune zone dello shopping , quelle del centro storico nello specifico, il calo è stato del 70%». Il freno sugli acquisti lo hanno registrato soprattutto i negozi di abbigliamento e calzature. Un crollo dunque non solo dovuto all’incertezza dei “colori” delle zone, arancione e rossa a seconda delle disposizioni del ministero della Salute. Ma, per i commercianti anche alle chiusure disposte dal Comune: «Siamo esausti- conclude Giammaria- sembrano misure decise proprio per affossarci. In tempi normali, prima della pandemia, con i saldi gli incassi rappresentavano il 30% delle vendite annuali. A questo punto non sappiamo come andare avanti». E c’è già chi si è arreso: nel Lazio hanno chiuso 18 mila imprese, di queste l’80% solo a Roma.