L’ultima crisi dei rifiuti presenta il conto ad Ama: soltanto nel secondo trimestre del 2022 la municipalizzata spenderà tra i 5 e i 6 milioni in più di euro per mandare l’immondizia della Capitale fuori Roma. Questa la stima (provvisoria) che gira negli uffici di via Calderon de La Barca. Quindi il 3 per cento in più rispetto ai 200 milioni circa all’anno, che la controllata di Roma Capitale impegna ogni anno per spedire in giro per l’Italia e l’Europa i materiali, visto che sono sempre meno gli impianti (Tmb, compostiere, biodigestori e discariche) dislocati nel suo territorio. Una percentuale non irrilevante e non solo perché parliamo di soldi pubblici: questo aumento, come segnalano dalla stessa Ama, potrebbe far saltare gli equilibri sulla Tari e costringere l’amministrazione ad alzare la tassa sui rifiuti. Tema dolente per i romani che già oggi pagano in media oltre 60 euro in più rispetto al resto del Paese, per un servizio a dir bene scadente.
IL QUADRO
Con una sola discarica di fatto a disposizione, quella di Albano Laziale, e un Tmb in meno (la seconda linea di Malagrotta) Ama fa sempre più fatica a trovare sbocchi dove lavorare i propri rifiuti. Anche perché questo impianto ora prende circa 500 tonnellate al giorno, meno della metà delle 1.100 inviate fino al giugno scorso.
Per la cronaca, a questi cinque milioni di euro ne potrebbero essere aggiunti altrettanti legati all’aumento del costo del gas, della benzina e dell’elettricità. Spese in più che non rischiano soltanto di mettere in crisi i conti di Ama, che ha chiuso l’ultima semestrale in pareggio tagliando le manutenzioni affidate all’esterno, risparmiando sul personale e posticipando alcuni investimenti. Il vero allarme riguarda la Tari.
Sul calcolo dell’imposta il Comune ha pochissimi spazi di manovra: in estrema sintesi, e stando al metodo di calcolo realizzato da Arera, l’autorità del settore, la Tari viene quantificata partendo dalla spesa a carico delle municipalizzate per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti registrata nei due anni precedenti. Quest’anno, per esempio, il Campidoglio ha potuto ridurre l’imposta (del 4 per cento per le famiglie e del 6,5 per negozi e imprese) perché nel 2020, con il Covid e il lockdown, la produzione della spazzatura è crollata con gli uffici chiusi e senza l’arrivo dei turisti. Nel 2021 e nel 2022 invece il trend è cambiato, senza dimenticare che anche gli extracosti di oltre 5 milioni per l’ultima crisi dovranno essere recuperati attraverso la tassa. Cioè pagati dai cittadini.