Ama, stop crediti dalle banche: rischio per raccolta e pulizie

Ama, stop crediti dalle banche: rischio per raccolta e pulizie
di Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Novembre 2019, 08:49

Prima hanno congelato le linee di credito. Poi - dopo aver aspettato per 15 mesi che qualcosa si muovesse - le hanno cancellate. Nuova doccia fredda per Ama: venerdì scorso il pool di banche creditrici (Bnl, Unicredit, Popolare di Sondrio, Monte dei Paschi di Siena, IntesaSanpaolo e Bcc di Roma) ha comunicato a via Calderon de La Barca la revoca degli affidamenti (valore 240 milioni di euro) del cosiddetto circolante, cioè le cifre necessarie che l'azienda usa per pagare le spese di gestione. Nella stessa giornata scadeva la proroga per il rinnovo dei contratti strappata agli istituti dall'ex ad Paolo Longoni.

Allerta dei pediatri: Roma più sporca, infezioni in aumento tra i bambini

E tanto basta per rendere ancora più pesante la situazione finanziaria dell'azienda, che ogni giorno raccoglie oltre 4.700 tonnellate di rifiuti. Conferisce il grosso di questo materiale a ditte esterne per il trattamento (che pretendono di essere pagate subito). E su questo fronte si registrano non pochi problemi visto che la discarica di Colleferro, ferma dopo la morte di un suo operaio, tornerà parzialmente in funzione soltanto da domani pomeriggio, creando disagi alla città. Sempre Ama ha in carico oltre 7.600 dipendenti ed è chiamata a importanti investimenti per costruire gli impianti (Tmb e i siti di trattamento dell'organico) che oggi le mancano e rendono impossibile garantire una ciclo dei rifiuti costante, a prova di emergenze. Da Ama fanno sapere che «la revoca delle linee non ha alcun effetto sulla sostenibilità finanziaria dell'operato dell'azienda. Le due linee di credito, infatti, non sono più utilizzate dall'azienda fin da agosto 2017». Natale Di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio parla di «ennesima tegola, che aggrava la crisi e che rende più fragile l'azienda condanna a non effettuare investimenti nel breve periodo». Detto questo, l'azienda ora si regge, di fatto, soltanto sui 59 milioni di euro che ogni mese Roma Capitale versa per il contratto di servizio, mentre è ancora attivo fino al 2021 il mutuo a lunga scadenza, che vale circa 140 milioni.
La linee cancellate (la B e la C) riguardano due affidamenti: uno a breve di 220 milioni - dimezzato nei mesi scorsi - e uno per le emergenze da 15 milioni, per le quali l'azienda pagava interessi intorno al 5 per cento, cioè circa 30 milioni all'anno. Alla base della decisione degli istituti c'è in primo luogo il rifiuto dal 2017 del Comune di firmare come garanzia la sottoscrizione del pegno sui crediti derivanti dal contratto di servizio. Il problema si era posto anche durante la gestione Bagnacani, quando si era paventata l'impossibilità a pagare gli stipendi. Le banche, poi, motivano la loro scelta anche per la mancata approvazione sia dei bilanci 2017 e 2018 (il primo è congelato da un contenzioso con Roma Capitale) sia di un piano industriale, a maggior ragione dopo aver saputo che nel consuntivo del 2017 l'azienda si appresta a svalutare l'area dell'ex centro carni da 131 a 31 milioni di euro. Sempre da via Calderon de La Barca fanno sapere che «di recente, il nuovo amministratore Stefano Zaghis ha incontrato il pool di banche, con le quali si è convenuto non la mera riproposizione delle vecchie linee, bensì la rinegoziazione ex novo delle linee di credito per le esigenze future». L'operazione però è molto complessa, visto che più di rinegoziazione in questi casi si parla di concordare nuovi contratti, con condizioni più onerose per il debitore, cioè la stessa Ama.

VERTICE IN CAMPIDOGLIO
Anche per ovviare a questo problema, i nuovi vertici della municipalizzata dei rifiuti stanno accelerando sull'approvazione del bilancio del 2017, che non avverrà però prima della fine dell'anno. Sul tavolo c'è sempre il contenzioso tra l'azienda e il Comune per il pagamento di un credito sui servizi cimiteriali di 18,3 milioni, che gli ultimi due cda volevano inserire in bilancio nel fondo rischi - quindi ancora esigibili, da pagare - e che Palazzo Senatorio non vuole riconoscere. In quest'ottica ieri Zaghis e il direttore finanziario Andrea Zuccaroli hanno incontrato in Campidoglio il direttore generale, Franco Giampaoletti. Tra giorni è in corso una lunga corrispondenza tra le parti, visto che l'obiettivo è approvare - come tra l'altro chiesto dal ministero dell'Ambiente e dalla Regione - il consuntivo. Anche con l'ausilio del giurista Marco Annoni si sta studiando una mediazione, che dovrebbe passare sia per il ricalcolo del credito stesso sia per l'apertura di un arbitrato. Intanto sempre Ama avrebbe chiesto all'economista Giovanni Fiori una nuova perizia sul valore dell'ex Centro carni, la cui svalutazione è la voce principale delle perdite che gli ex amministratori avevano stimato in 137 milioni di euro nel 2017.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA