Roma, truffa dei pittori di strada: stampe vendute per dipinti. «In un mese si possono guadagnare oltre 1.000 euro»

Da Piazza Navona a Castel Sant'Angelo, viaggio tra i finti artisti che raggirano i turisti

La truffa dei pittori di strada: stampe vendute per dipinti. «In un mese si possono guadagnare oltre 1.000 euro»
di Luisa Urbani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 15:04

Un acquerello dipinto a mano. Un oggetto per decorare la casa o l'ufficio e ricordare la bella vacanza trascorsa a Roma. Peccato però che si tratti di una truffa di sedicenti artisti che fanno credere ai turisti di aver realizzato loro quell'opera quando in realtà si tratta semplicemente di banali stampe. I romani lo sanno da anni, ma chi viene da fuori no. Specialmente i viaggiatori che arrivano da oltre oceano, noti per amare l'arte italiana. Ed è per questo che puntualmente ci cascano, facendo così arricchire i furbetti, a discapito dei veri pittori che lavorano nelle botteghe della Capitale.

«In un mese, lavorando poche ore al giorno, si possono guadagnare oltre mille euro» racconta Julio, un 35enne albanese che da anni vive in provincia di Roma.

Prima faceva il muratore, ma poi un amico gli ha detto che vendendo i quadretti si guadagnava meglio. E come Julio, in molti hanno fatto la stessa valutazione. Si tratta principalmente di uomini stranieri. Li trovi ovunque, nelle piazze più frequentate, come la centralissima piazza Navona. Ma anche sul ponte di Castel Sant'Angelo o nelle viette storiche. Posizionano la merce a terra o, i più attrezzati, sugli espositori. Loro si mettono lì vicino, con tanto di colori e pennello, e fanno finta di dipingere, stando ben attenti a non far vedere il disegno che stanno, in teoria, realizzando. I passanti, incuriositi dalle tante immagini colorate che raffigurano monumenti e scorci di Roma, si avvicinano. E li inizia la trattativa per comprare "l'opera". «I più piccoli costano 20 euro, poi i prezzi aumentano a seconda delle dimensioni. I più grandi, che sono circa 50x70, li vendo a 100 euro» racconta Claudio, che dall'Est Europa è arrivato a Roma e ora vende i "suoi" dipinti a piazza Navona. Li vende e basta: se gli viene chiesto di riprodurne uno al momento, nonostante abbia lì con lui i colori, dice che in quel momento non può. «Ne ho già fatti molti, puoi scegliere tra tantissimi» si giustifica. Un modo per sviare il problema e non far scoprire la truffa.

L'INGANNO

Diventare acquerellisti come Claudio e Julio è semplicissimo. Per entrare nel giro «basta andare da un signore racconta Julio che sta spesso a piazza di Spagna. È lui che, per circa 300 euro, ti vende la chiavetta Usb con tutte le immagini. Poi tu vai in copisteria e stampi quelli che vuoi». Il segreto, spiega ancora, è il tipo di carta su cui stampi. Una particolare carta ruvida che assorbe l'inchiostro come se fosse il tocco di un pennello. «Alcuni li stampo direttamente a colori, altri invece in bianco e nero e poi li pitturo io» ammette Julio. Insomma, qualche euro per le fotocopie, pochi colori, un pennello e il gioco è fatto. Alcuni addirittura li firmano e mettono sul retro anche il certificato di autenticità. Una truffa bella e buona: con una minima spesa iniziale, a fine mese, portano a casa uno stipendio.

LA REAZIONE

«La gente, da sempre, fa di tutto per sopravvivere. Negli anni 80 si vendevano le sigarette di contrabbando, poi si è passati al commercio dei cd e negli ultimi 15 anni queste persone si sono dedicate alla vendita di finti quadri. Non sono artisti come noi, ma semplici commercianti» dice Antonio Servillo, pittore da oltre 50 anni e vicepresidente dell'associazione Cento Pittori Via Margutta. Lui non condanna i finti artisti. «Del resto - dice - anche loro devono vivere in qualche modo. Per questo non li abbiamo mai denunciati». Il problema, per Servillo, «sono le istituzioni che non intervengono per evitare la vendita delle stampe e tutelare quindi i veri artisti». Anche perché, aggiunge, «è un problema che conoscono tutti. Sanno bene dove si mettono ogni giorno a vendere i finti quadri. Perché non fanno nulla?». Per quanto capisca «la necessità di queste persone di sopravvivere» Servillo non nega i danni che crea ai veri pittori questa situazione. «Ovviamente noi siamo penalizzati. Per questo chiediamo alle istituzioni di intervenire. Anche perché questo commercio illegale crea un danno d'immagine a l'arte italiana in generale, nota in tutto il mondo per la sua unicità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA