Sparì la notte del 20 novembre del 1978. Un furto frettoloso e selvaggio. Per strappare la bellissima testa femminile, la statua millenaria venne ridotta in pezzi. Il giorno dopo lo spettacolo era impietoso, con il busto fratturato in due grosse porzioni e il petto lasciato a terra in frammenti più piccoli, mentre le braccia spezzate all’altezza dei polsi. Era il triste destino della statua dell’Idrofora che nello splendido giardino di Villa Albani Torlonia a Roma, dimora-capolavoro monumentale legata all’estro settecentesco del cardinale Alessandro Albani e successivamente alla storica famiglia Torlonia, decorava la Fontana-ninfeo. La testa, elegante nel suo candore lattiginoso marmoreo, veniva trafugata 45 anni fa facendo perdere la tracce. Fino a quando la sua fotografia non è stata intercettata da occhi esperti su un catalogo di antichità. È stata l’accurata indagine dei carabinieri del Reparto Operativo Sezione Archeologia del Comando Tutela Patrimonio Culturale, diretto dal Generale di Brigata Vincenzo Molinese, a fare luce sul reperto antico, a identificarlo e a restituirlo alla Fondazione Torlonia, istituzione creata dal principe Alessandro Torlonia per amministrare l’eredità del patrimonio archeologico e artistico.
I FATTI
Nel febbraio 2015, i Carabinieri erano stati informati dalla Fondazione, che uno studioso tedesco aveva riconosciuto in una pubblicazione d’arte, una testa in marmo, parte di una collezione privata di Zurigo, che sembrava corrispondere a quella asportata dalla statua nel parco di Villa Albani Torlonia. A seguito di un expertise della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma del Ministero della Cultura, che ha accertato la corrispondenza, l’opera è stata rimpatriata. Resta ancora il mistero su chi abbia rubato l’opera. A quanto si apprende, il collezionista svizzero l’aveva comprata in buonafede da mercanti d’antiquariato. La moglie l’ha ereditata, non immaginandone l’origine illegale. Le ulteriori verifiche dei carabinieri, condotte unitamente alla magistratura svizzera, hanno permesso di dimostrare infatti che l’opera era stata ereditata in buona fede dalla moglie del collezionista, nel frattempo deceduto.
Come dice Alessandro Poma Murialdo, Presidente Fondazione Torlonia: «È con soddisfazione e riconoscenza che la Fondazione Torlonia saluta questo importante ritrovamento da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
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