Roma, scoperto il mitico teatro di Nerone: riaffiora il tesoro imperiale a San Pietro

Nel giardino di Palazzo della Rovere trovati la cavea e il palcoscenico del monumento citato da tutte le fonti storiche, da Plinio a Tacito

Roma, scoperto il mitico teatro di Nerone: riaffiora il tesoro imperiale a San Pietro
di Laura Larcan
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Mercoledì 26 Luglio 2023, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 19:19

Colonne di marmi colorati, capitelli di alabastro, foglie d'oro a riverberare sugli stucchi, le imponenti murature che disegnano la cavea e il palcoscenico. Bisogna solo immaginare, lui, Nerone, imperatore visionario e potente, che si esibisce, tra canti e versi accompagnati da cetre. Un'impresa archeologica ha riportato alla luce il "mitico" teatro del famoso imperatore in tutta la raffinata esuberanza architettonica e decorativa. Date a Nerone quel che è di Nerone, allora. La meraviglia è riaffiorata a quasi cinque metri di profondità nel giardino del rinascimentale Palazzo della Rovere, sede dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. E' qui che nel 2020 sono iniziati i lavori di archeologia preventiva condotti dalla Soprintendenza speciale di Roma diretta da Daniela Porro nell'ambito di un progetto di ristrutturazione e valorizzazione dell'edificio (di proprietà dell'Ordine) che in parte era utilizzato dall'ex Hotel Clumbus (poi chiuso). Tre anni di indagini che hanno portato alla luce uno dei monumenti antichi più citati dalle fonti storiche, ma mai intercettato dagli archeologi. Ora, il colpo d'occhio è impressionante. 

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LE FONTI

Plinio il Vecchio, Svetonio e Tacito ne hanno parlato sempre come di un fulcro di "luxuria" intesa come sfarzo e preziosità.

Tanto da richiamare la stessa Domus Aurea e tutti i monumenti di età neroniana. «Ci troviamo in un complesso monumentale legato alla figura di papa Sisto IV della Rovere. Lo stesso che nel XV secolo fece realizzare le storiche corsie dell'ospedale di Santo Spirito in Sassia, e lo stesso che volle la Cappella Sistina - racconta Daniela Porro - qui siamo nell'area degli Horti di Agrippina legati alla famiglia imperiale, luoghi dedicati a momenti di delizie e di "otium" sul lato del Tevere, appartenenti alla famiglia Giulio Claudia». E' qui che le fonti hanno sempre citato il Teatro di Nerone. Tacito racconta che Nerone, durante l'incendio di Roma, contemplava le fiamme dal suo Teatro negli Horti di Agrippina cantando la Cadita di Troia, la sua «Troia fumans».

Le fonti sono state essenziali. «Plinio il Vecchio segnala l'esistenza del teatro di Nerone nella piana Vaticana - spiega l'archeologo direttore scientifico dello scavo Alessio De Cristofaro - Gli indizi ora in nostro possesso ci portano a formulare l'interpretazione di questo complesso proprio con il Teatro di Nerone: siamo di fronte alla forma tipica dei teatri, con la cavea e il palcoscenico, a materiali di rivestimento preziosi e raffinati, talmente sontuosi da indicare senza dubbio una committenza imperiale, e i bolli laterizi che ci indicano una costruzione nell'età di Caligola e Nerone, ossia nella metà del I secolo d.C.».

LE DIMENSIONI

Le dimensioni sono enormi (anche se parte del teatro oggi resta sotto gli edifici circostanti e sotto strade, visto che siamo a due passi da via della Conciliazione). Un diametro di oltre 42 metri, e una cavea dalla forma planimetria imponente, tale da poter contenere diverse migliaia di persone. Le colonne in marmi colorati, alcune scanalate e preziose nei marmi africani,  un capitello di alabastro in ordine ionico, le foglie d'oro, le sculture per rifinire le transenne del teatro (come la testa bifronte con Zeus e Dioniso) sono tipici della lussuosità del periodo neroniano: «Un lusso che raggiunge livelli tali per esaltare il potere imperiale che Plinio il Vecchio scriveva con tono critico: a Roma si smontano le montagne per costruire palazzi», dice Marzia Di Mento, archeologa responsabile dello scavo. Un patrimonio che sarà ora studiato e documentato. I reperti rimovibili saranno restaurati e musealizzati. Mentre l'area archeologica del giardino sarà ricoperta per motivi di conservazione. 

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