Roma, residenza a chi occupa la casa: ma in Comune mancano i dati sui redditi (e nessuno sa quanti sono gli alloggi occupati)

Il Campidoglio ha una fotografia di fatto ferma a otto anni fa, perché anche se nel 2017 e quindi nel biennio successivo è stato fatto un nuovo censimento, questo non è stato mai lavorato dagli uffici

Roma, residenza a chi occupa la casa: ma in Comune mancano i dati sui redditi (e nessuno sa quanti sono gli alloggi occupati)
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 7 Novembre 2022, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 15:23

Potrebbe sembrare un paradosso ma è la realtà: il Comune di Roma sul proprio patrimonio di edilizia popolare non sa quanti alloggi siano occupati abusivamente e pure per quelli regolarmente assegnati, nel corso degli anni, non ha contezza di quali siano le condizioni reddituali degli abitanti. Fatti e dati emersi già prima che la direttiva Gualtieri, sulle deroghe agli occupanti fragili, diventasse un caso politico. È la fine di agosto quando si tiene nel pieno delle ferie una commissione patrimonio (di cui il verbale, come sempre accade per le riunioni delle commissioni capitoline, ancora non è stato pubblicato sul portale del Campidoglio).

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LA CONDIZIONE
Ebbene, in quella commissione è emersa la realtà: «Il Comune non sa quanti sono gli alloggi occupati abusivamente e per quanto riguarda la condizione reddituale degli aventi diritto - spiega il presidente e consigliere comunale dem Yuri Trombetti - la situazione è di fatto ferma al 2015».

A questo punto è doveroso un inciso per spiegare cosa succede. Ogni due anni il Campidoglio esegue un censimento che viene poi lavorato dagli uffici anche per chiedere, in maniera proporzionale e proprio sulla base del reddito, il canone di affitto a chi diventa assegnatario di un alloggio. «Il Campidoglio - prosegue Trombetti - ha una fotografia di fatto ferma a otto anni fa, perché anche se nel 2017 e quindi nel biennio successivo è stato fatto un nuovo censimento, questo non è stato mai lavorato dagli uffici». Risultato? Non è dato sapere se e in che misura i regolari assegnatari abbiano modificato la loro condizione reddituale. Questo lascia spazio ad un rischio che, considerata la casistica e il concetto di probabilità fa quantomeno ipotizzare una perdita negli anni di svariate centinaia di migliaia di euro (ad essere generosi). Di fatto se qualcuno ha migliorato la propria condizione, ha trovato un impiego stabile, non ha più figli a carico e, perché no, magari ha intascato un'eredità ma non ha denunciato il proprio cambio di condizione, ha continuato a pagare un canone agevolato e forse non più idoneo alla propria condizione. Certo, c'è anche l'altro risvolto: qualcuno potrebbe aver peggiorato e dunque potrebbe aver continuato a pagare di più ma di certo non sapendo qual è la situazione è difficile pensare che il mancato dovuto sia stato compensato dai più sfortunati. I canoni per un alloggio in edilizia popolare sono molto agevoli. «Vanno da 7,50 euro - prosegue Trombetti - che rappresenta la soglia più bassa a 200 euro, poi per chi supera anche in base agli accordi sindacali si può andare oltre». E sugli occupanti abusivi? Buio pesto verrebbe da dire. «Con la precedente amministrazione Raggi è stato negato - conclude il consigliere dem - anche l'autodenuncia per gli occupanti abusivi sul portale del Comune». Che al confronto il viaggio di Caronte narrato da Dante pare quasi un viaggio di nozze. Ora le cose dovrebbero cambiare: il dipartimento Patrimonio sta ultimando il processo di digitalizzazione che permetterà nei prossimi mesi di avere tutta la graduatoria digitalizzata. Tempi effettivi? Nei primi mesi del 2023.

 

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