Roma, spararono al negoziante per rapinarlo. Presi in tre: erano i "ras" di Primavalle

Due mesi fa riempirono di botte e ferirono a un braccio un bengalese di 51 anni. Sono tre romani, ora sono a Regina Coeli

Roma, spararono al negoziante per rapinarlo. Presi in tre: erano i "ras" di Primavalle
di Alessia Marani
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Mercoledì 9 Agosto 2023, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 11:44

Incappucciati e armati di coltelli e pistola, a giugno, rapinarono dell'incasso un commerciante di via Andersen. Per spaventarlo non solo lo riempirono di pugni e lo tennero sequestrato nella sua auto, ma gli spararono a un braccio. Due colpi che potevano essere mortali e che solo per un caso non hanno lesionato organi vitali della vittima, trasportata in codice rosso e medicata al policlinico Gemelli con una prognosi di venti giorni. Per questo adesso per i tre romani che formavano il commando, tutti tra i 30 e i 47 anni, "ras" di Primavalle, già identificati dalla polizia dopo il raid, si sono spalancate le porte del carcere di Regina Coeli. Si sentivano onnipotenti e spavaldi, convinti che nessuno avrebbe mai osato ribellarsi e denunciarli. Invece, sono accusati di rapina aggravata e di tentato omicidio nei confronti dell'imprenditore di 51 anni.
L'uomo non solo rischiò la vita ma qualche sera dopo, dimesso dall'ospedale, fu nuovamente avvicinato e minacciato di morte da uno dei tre che, per convincerlo, gli mise a soqquadro il negozio: «Ritira la denuncia, altrimenti stavolta ti ammazziamo per davvero». Ma il commerciante, di origine bengalese, non ha avuto paura e si è affidato alle forze dell'ordine.

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LE BOTTE

Del resto quella sera di domenica 4 giugno a salvarlo e a mettere in fuga i tre aguzzini furono alcuni residenti, in particolare una donna, che affacciata alla finestra e uditi i colpi, inveì contro i tre uomini, vestiti di scuro con i guanti, i volti travisati e i cappucci delle felpe calati sui capi, facendoli scappare. Il 51enne aveva appena chiuso il suo minimarket e si apprestava a rientrare a casa in auto.

In pochi istanti, però, si è scatenato l'inferno. Percorsi pochi metri a bordo della sua Matiz, fermo a un incrocio per rispettare la precedenza, ha sentito aprire gli sportelli. I tre si sono infilati nell'abitacolo e, pur di strappargli il borsello, contenente poco meno di mille euro in contanti, non hanno esitato persino a sparargli a un braccio, diverse poi le ferite e le contusioni riportate dal poveretto.

Gli agenti delle volanti e i colleghi del commissariato Primavalle quando arrivano sul posto trovano un caricatore vuoto. «Stavo guidando - ha raccontato la vittima ai primi soccorritori - quando mi sono trovato almeno due persone di fronte, una aveva un coltello, l'altra una pistola. Mi gridavano, uno mi teneva tappata la bocca con la mano e l'altro mi riempiva di pugni. Eero paralizzato dal terrore, non volevo dagli il mio borsello. Per impedire che scappassi, mi hanno preso le chiavi della macchina. Poi a un certo punto ho sentito un dolore fortissimo al braccio sinistro e sgorgava sangue, c'era sangue dappertutto. Ho pensato di morire». è stato lo stesso commerciante a trovare la forza per chiamare i soccorsi con il suo telefonino: «Sono in macchina, sto perdendo tanto sangue. Credo che mi abbiano accoltellato». Invece, a ferirlo è stato un colpo di pistola, sparato a distanza più che ravvicinata.

GLI INDIZI

Gli investigatori del Commissariato raccolgono la testimonianza della vittima e visionano le immagini della videosorveglianza del locale e di altri negozi vicini. Si rendono conto che nei giorni precedenti erano stati fatti dei sopralluoghi da parte del commando. In particolare uno degli uomini era entrato nel minimarket pretendendo di bere birra gratis: «Qui comando io, tu non conti niente». Ma il bengalese lo aveva nesso alla porta. Non solo. Gli agenti verificano che per dileguarsi da via Andersen i tre avevano utilizzato una utilitaria nera poi rinvenuta sotto l'abitazione dei uno di loro. Il commerciante è sicuro di potere riconoscere almeno uno del commando, perché lo ha intravisto sotto il cappuccio. Di un altro ricorda ben distintamente la voce che gli risuonava nell'orecchio. Gli indizi a carico dei tre romani sono parecchi, prima scatta la denuncia, poi l'altro giorno ecco la misura cautelare spiccata dal gip.

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