Incappucciati e armati di coltelli e pistola, a giugno, rapinarono dell'incasso un commerciante di via Andersen. Per spaventarlo non solo lo riempirono di pugni e lo tennero sequestrato nella sua auto, ma gli spararono a un braccio. Due colpi che potevano essere mortali e che solo per un caso non hanno lesionato organi vitali della vittima, trasportata in codice rosso e medicata al policlinico Gemelli con una prognosi di venti giorni. Per questo adesso per i tre romani che formavano il commando, tutti tra i 30 e i 47 anni, "ras" di Primavalle, già identificati dalla polizia dopo il raid, si sono spalancate le porte del carcere di Regina Coeli. Si sentivano onnipotenti e spavaldi, convinti che nessuno avrebbe mai osato ribellarsi e denunciarli. Invece, sono accusati di rapina aggravata e di tentato omicidio nei confronti dell'imprenditore di 51 anni.
L'uomo non solo rischiò la vita ma qualche sera dopo, dimesso dall'ospedale, fu nuovamente avvicinato e minacciato di morte da uno dei tre che, per convincerlo, gli mise a soqquadro il negozio: «Ritira la denuncia, altrimenti stavolta ti ammazziamo per davvero». Ma il commerciante, di origine bengalese, non ha avuto paura e si è affidato alle forze dell'ordine.
LE BOTTE
Del resto quella sera di domenica 4 giugno a salvarlo e a mettere in fuga i tre aguzzini furono alcuni residenti, in particolare una donna, che affacciata alla finestra e uditi i colpi, inveì contro i tre uomini, vestiti di scuro con i guanti, i volti travisati e i cappucci delle felpe calati sui capi, facendoli scappare. Il 51enne aveva appena chiuso il suo minimarket e si apprestava a rientrare a casa in auto.
Gli agenti delle volanti e i colleghi del commissariato Primavalle quando arrivano sul posto trovano un caricatore vuoto. «Stavo guidando - ha raccontato la vittima ai primi soccorritori - quando mi sono trovato almeno due persone di fronte, una aveva un coltello, l'altra una pistola. Mi gridavano, uno mi teneva tappata la bocca con la mano e l'altro mi riempiva di pugni. Eero paralizzato dal terrore, non volevo dagli il mio borsello. Per impedire che scappassi, mi hanno preso le chiavi della macchina. Poi a un certo punto ho sentito un dolore fortissimo al braccio sinistro e sgorgava sangue, c'era sangue dappertutto. Ho pensato di morire». è stato lo stesso commerciante a trovare la forza per chiamare i soccorsi con il suo telefonino: «Sono in macchina, sto perdendo tanto sangue. Credo che mi abbiano accoltellato». Invece, a ferirlo è stato un colpo di pistola, sparato a distanza più che ravvicinata.