Prof ricoverato (da solo) a Vicenza per Covid, gli studenti lo aiutano: «Vieni a Roma con noi»

Gli studenti non avevano più notizie: era ricoverato a Vicenza per il Covid

Prof ricoverato a Vicenza per Covid, gli studenti lo aiutano: «Vieni a Roma con noi»
di Laura Bogliolo
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Venerdì 13 Ottobre 2023, 22:54

Nella lunga notte della solitudine, a volte, appare uno scintillio di speranza che ha il volto a metà di un’infermiera. «La cerca Nicoletta, una sua ex alunna» la frase pronunciata sotto la mascherina dal camice bianco. Il corpo stanco si solleva di scatto. «Mi dia il telefono, la chiamo subito». Finisce così, dopo due mesi, la storia dell’isolamento dalla vita che scorre fuori dalle finestre di un reparto per malati Covid. Finisce la solitudine e inizia un altro racconto, quasi un romanzo perché a volte la vita sa essere più sorprendente della fantasia. 

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L’AFFETTO

L’esilio forzato di Umberto Gastaldi, 82 anni, professore di Filosofia per una vita, si interrompe grazie a una sua ex alunna: non riesce più ad avere sue notizie. «A dicembre del 2022 sono stato ricoverato all’ospedale San Bortolo di Vicenza per una grave forma di Covid - dice il prof – ho vissuto l’isolamento: è stato tremendo».

Una delle studentesse della classe V D del liceo Scientifico Gobetti di Torino si è accorta che la pagina Facebook del professore era ferma: ed è iniziata la catena della solidarietà. «Il 5 febbraio ho contattato gli ex compagni torinesi – dice Nicoletta Bertorelli, anche lei docente di filosofia presso il Convitto Nazionale di Roma – abbiamo cercato disperatamente il professore, poi la notizia: era ricoverato a Vicenza. Mi sono messa in auto e dalla Capitale sono partita diretta al Nord». Con voce sottile e stanca Gastaldi nella prima telefonata a Nicoletta ha lanciato, preoccupato, solo un messaggio: «Salvate i miei libri, andate a casa mia: prendete anche le lettere e le e-mail che negli anni mi avete scritto, custoditele». Perché tutti, sia gli alunni del Gobetti, sia quelli del liceo romano Cavour dove insegnò per tanti anni, hanno continuato ad avere un legame con il professore che con le sue lezioni «ti faceva sognare». Severo, ma capace di entrare nelle menti e nei cuori dei ragazzi, in grado di assicurargli, grazie alla conoscenza, la libertà di pensare di poter essere chi volessero. «Mentre ero in ospedale ho ricevuto l’affetto dei miei alunni, da quelli più giovani ai più grandi, ed è stato emozionante, poi appena sono stato meglio mi hanno portato con loro a Roma». Hanno dai 30 anni agli oltre 60 quei volti entrati ragazzini e usciti “grandi” dall’aula del professore: lo hanno aiutato mentre era in ospedale, andandolo a trovare a turno. Sono di Torino, ma anche di Roma dove Gastaldi oggi è ospite di una casa di cura a Trionfale. «Ho voluto tornare nella Capitale dove ho vissuto 20 anni, mi piace questa città: mi hanno aiutato i miei ragazzi a trasferirmi». Ogni giorno Nicoletta va a trovarlo e impara ancora da lui. «Mi ha subito detto: “Compra un quadernino, ora devo insegnarti il russo”». Il prof rimasto nel cuore di tutti conosce cinque lingue, ha scritto libri e ha cambiato la vita ai suoi studenti. «Per noi è un padre – dice Nicoletta – è l’esempio di una scuola che può diventare una famiglia». Il campanello del cuore è suonato in ogni parte del mondo quando si è diffusa la notizia che il prof stava male ed era solo. «Tramite i social si sono attivati anche ex studenti che ora vivono negli Usa, in Scozia, in Inghilterra» dice Nicoletta. La baraonda digitale è diventata stavolta un calderone di amorevolezza e dedizione. La grande famiglia di Gastaldi è composta da una sessantina di angeli custodi. Che continuano a lottare per non far mancare nulla al professore e per realizzare anche il suo desiderio più grande. «Non ho più con me i miei libri, sono centinaia, sono rimaste al Nord anche le lettere dei mie ragazzi. Ora vivo in una casa di riposo e qui non c’è spazio: vorrei tanto un appartamentino tutto per me, per stare di nuovo insieme ai testi, alle frasi e alle parole che mi sono stati vicini tutta la vita» dice Gastaldi. Un appartamento magari vicino al suo ex liceo Cavour? «Non ambisco a tanto, andrebbe bene ovunque». Ringrazia i suoi ragazzi e vorrebbe organizzare una cena con loro. Desiderio, questo, che verrà sicuramente esaudito. 

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