Tortura il gatto del vicino, a processo. L'accusa: «Micio legato con il filo di ferro e picchiato con tenaglie»

L’imputato, un 56enne romeno, è accusato di maltrattamenti di animali

Tortura il gatto del vicino, a processo. L'accusa: «Micio legato con il filo di ferro e picchiato con tenaglie»
di Rossella Dell’Aira
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Martedì 13 Febbraio 2024, 22:38

Intrappolato nei fili di ferro e colpito ripetutamente alla testa con una tenaglia. Sono stati momenti terribili quelli vissuti da un gattino, torturato perché per l’ennesima volta si era introdotto nell’abitazione vicina a quella del suo proprietario.

A piazzare una vera e propria trappola creata con lacci di ferro e a torturare l’animale sarebbe stato un uomo di origini romene di 56 anni, che adesso è finito a processo, dopo la citazione diretta a giudizio con l’accusa di maltrattamenti di animali, firmata dal pm Pietro Pollidori. 

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L’UDIENZA
Ieri in aula è stato ascoltato il proprietario del micio, persona offesa che dopo i fatti aveva subito sporto denuncia e che adesso è persona offesa nel procedimento: «Era notte - racconta - a un certo punto mi sono svegliato, perché ho sentito il mio gatto miagolare in modo insistente, prolungato, era evidente che stesse soffrendo e quando ho aperto la finestra ho visto il mio vicino che lo colpiva con una tenaglia».

E quando si è affacciato ha visto una scena orribile: il vicino contnuava a picchiare l’animale che si lamentava disperato.

L’uomo è subito corso fuori e, fortunatamente, grazie al tempestivo intervento del proprietario prima e dei veterinari clinica per animali, dove il micio è stato ricoverato, dopo, il gatto si è salvato anche se con gravi traumi alla testa e alla mandibola, e segni di strozzamento. «Era la notte del 24 luglio del 2017. L’imputato, nonostante il rapporto di amicizia che ci legava - ha raccontato ancora ieri l’uomo nel corso della sua testimonianza - non sopportava le continue incursioni del mio gatto nel suo giardino. Il micio sporcava e, a suo dire, avrebbe rovinato alcune piante. 


LE ACCUSE
E così istigato anche dalle accese proteste della moglie, che non sopportava più l’animale, quella notte il 56enne, come si legge nel capo di imputazione «dopo aver predisposto delle trappole in giardino - tramite lacci - e catturato il gatto, maltrattava l’animale per mezzo di una tenaglia in ferro per poi lasciarlo cadere al suolo: in particolare percuoteva ripetutamente il felino, al capo, più volte». Ed è proprio questa la scena che il proprietario dice di avere dalla finestra della sua abitazione. Essendo una calda sera d’estate, infatti, le finestre erano presumibilmente aperte e la persona offesa è stata svegliata dai lamenti del suo gatto che provenivano dal giardino a fianco.

Quindi si è affacciato e ha visto l’imputato che lo colpiva ripetutamente alla testa. Così si è precipitato nel giardino per fermare l’aggressione e le torture e impedire al vicino di uccidere il suo gattino. Le urla e gli insulti non impediscono all’uomo di liberare dai lacci di ferro il suo gatto e di evitargli una fine atroce. Liberato per il rotto della cuffia dalle grinfie dell’aggressore, il felino è stato subito portato dal proprietario in una clinica veterinaria dove è stato immediatamente soccorso e curato.


LA DIAGNOSI
Anche la diagnosi è finita nel capo di imputazione. Il micio ha avuto una diagnosi importante ed è rimasto in vita per miracolo: trauma cranico, riconducibile alle percosse, disturbi oculari, una frattura mandibolare e segni di strozzamento, causati dalla morsa dei fili di ferro. L’imputato, se dovesse essere giudicato come colpevole, rischierebbe da 3 a 18 mesi di reclusione, oppure il pagamento di una multa da 5 a 30mila euro.
 

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