Da Pomezia fino a L’Aquila passando per Roma e ribadendo, ancora una volta, quello schema legato allo sfruttamento della prostituzione di donne asiatiche già ampiamente ricostruito negli anni dalle forze dell’ordine: ragazze, giovanissime, che arrivano in Italia, viene dato loro vitto e alloggio per essere poi impiegate a tempo in “centri massaggi” di copertura o case di appuntamento, con una “responsabile” che gestisce le chiamate dei clienti e le prestazioni, e un uomo a capo del sistema. L’ultima operazione porta la firma del carabinieri della compagnia di Pomezia che hanno alzato il velo su un sistema guidato da una coppia di cinesi - marito e moglie - che gestivano una casa di appuntamenti e si occupavano delle ragazze da impiegare in diverse attività non solo nella Capitale ma anche in Abruzzo e Campania.
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LE INDAGINI
Le indagini sono scattate a luglio dello scorso anno quando alcuni residenti si sono recati dai militari per denunciare un sospetto: l’esistenza di una casa di appuntamenti in via Mar Arabico (Torvaianica alta) in ragione del continuo via vai di uomini che entravano e uscivano a tutte le ore del giorno e della notte.
LE TESTIMONIANZE
A suffragare l’impianto accusatorio nei loro confronti durante le indagini, anche le diverse testimonianze raccolte dai militari nelle fase di osservazione e pedinamento dei sospettati. Uno dei tanti clienti ha raccontato di aver chiamato una ragazza, trovando il numero di telefono sul sito “Bakeca incontri Roma”, di essersi accordato per un incontro e di aver ricevuta da quest’ultima le indicazioni su dove raggiungerla. Il cliente ha anche detto di aver provato a richiamare con un video il numero al «fine di vedere anche com’era fatta la ragazza con cui dovevo andare», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, ma di non esserci riuscito perché a rispondere sarebbe stata un’altra - presumibilmente la donna poi arrestata - che inquadrava in pavimento. Una volta entrato nell’appartamento l’uomo incontrava la ragazza «la quale mi portava al piano superiore...raggiunta la camera, mi chiedeva il pagamento di 50 euro prima della consumazione sessuale».
I carabinieri hanno accertato che delle somme elargite dai clienti almeno il 50% veniva trattenuto dalla coppia di marito e moglie. La stessa ricostruzione è stata poi data da un altro cliente, fermato sempre dai militari e anche da una delle ragazze sfruttate. Ancora: in fase di pedinamento della coppia di “gestori” i carabinieri hanno poi potuto acclarare come la donna, rispondendo al telefono tra gli scaffali di un supermercato concordasse appuntamenti, prestazioni e tariffe. Nel convalidare l’arresto, il gip, Natalia Catena scrive: «le indagini hanno dimostrato che gli indagati sono sistematicamente dediti allo sfruttamento della prostituzione, peraltro gestendo più luoghi per appuntamenti, attività che li occupa a tempo pieno e che deve ritenersi costituisca l’unica fonte di reddito degli stessi. Gli investimenti fatti (dall’affitto degli immobili alla pubblicità sui siti internet) la sistematicità nella condotta delittuosa e la disinvoltura mostrata nella sua gestione denotano un vero e proprio stampo imprenditoriale dell’attività illecita, reso più solido e proficuo dal sodalizio anche sentimentale tra gli indagati». Che sono per l’appunto «marito e moglie».
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