Numericamente importanti, sicuramente pericolosi visto poi cosa accade ai cittadini che se li trovano davanti: cadono in terra sotto un mammifero che pesa quintali e che inizia a colpire quasi alla cieca. Una donna, Sabina De Gregorio, per poco non è stata uccisa qualche giorno fa a Colle Salario. Un cinghiale l’ha attaccata e lei si è salvata per un puro ma fortunato caso.
Dunque il problema non riguarda solo più la peste suina (che pure continua a diffondersi tra questi animali) e le “catture” nei parchi dove pure gli episodi dei sabotatori per distruggere le recinzioni sono aumentati. È necessario disporre una serie di interventi volti a contenere una “discesa” continua e inesorabile per le strade urbane che mette a repentaglio anche la vita delle persone. Così la cabina di Regia istituita mesi fa e diretta dalla Prefettura ha valutato - e adottato - una serie di piani e azioni seguenti alla gestione e alla cattura dei cinghiali rispettando la legge e le disposizioni concernenti il periodo annuale di “caccia”. Il caso di Colle Salario è solo l’ultimo, in ordine di tempo, che ha visto uno di questi mammiferi attaccare e ferire una cittadina.
SULLE STRADE
E allora al fianco delle gabbie istallate nelle aree protette - dal parco di Veio a quello dell’Insugherata - sono entrati in azione anche i cacciatori fuori dalle zone verdi seguendo quanto sancito nel Priu, il Piano regionale triennale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana. Che vuol dire? Che i cacciatori entrano in azione fuori dai parchi, dove si ritiene necessario il loro intervento “mirato” a partire da quegli angoli della Capitale dove la presenza dei cinghiali è più numerica. Dall’area della Cassia a quella di Monte Mario tanto per intenderci.
LA MOSSA
In questi mesi, tuttavia, non sono mancati però i sabotaggi operati da sedicenti ambientalisti nelle zone verdi e dunque all’interno dei parchi per evitare che i mammiferi venissero catturati. Gabbie distrutte sotto “coreografie” che a volte hanno visto l’impiego anche di fumogeni. A decine se ne sono contati di sabotaggi negli ultimi mesi nei parchi e nelle aree verdi protette dove la presenza dei cinghiali è una certezza e dove, in ottica sanitaria, si è varato l’intervento di cattura con le recinzioni. E allora per cercare di bloccare questi episodi la Prefettura ha disposto un sistema di controllo durante le istallazioni delle gabbie: gli operatori degli enti Parco, che tecnicamente si occupano di istallare i dispositivi di cattura, saranno affiancati da personale delle forze dell’ordine. Un deterrente e un motivo di sicurezza per gli operatori ma più in generale per la città stessa.
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