Claudio Campiti e la strage del condominio, è un caso la difesa dell’Avvocatura di Stato: chiesto proscioglimento per evitare i danni

Roma, rinviato a giudizio l'uomo che uccise 4 donne durante un’assemblea

Claudio Campiti e la strage del condominio, è un caso la difesa dell’Avvocatura di Stato: chiesto proscioglimento per evitare i danni
di Valentina Errante
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Lunedì 27 Novembre 2023, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 08:37

Una strage studiata e premeditata: quattro donne uccise e dieci feriti. L’11 dicembre dell’anno scorso Claudio Campiti ha aperto il fuoco durante una riunione del consorzio Valleverde, a Fidene, periferia nord est di Roma. Avrebbe ucciso ancora se la pistola non si fosse inceppata. Campiti andrà a processo, il 5 febbraio davanti alla Corte d’Assise di Roma, come era prevedibile. Ma ieri, in sede di udienza preliminare, è andato in scena un corto circuito tra poteri dello Stato. Perché mentre il pm chiedeva il processo, l’Avvocatura, che rappresenta il ministero dell’Interno e quello della Difesa come responsabili civili per omessa vigilanza sull’arma, ha sollecitato il proscioglimento per l’imputato. 

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L’udienza

Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis sono le vittime di quella strage che aveva sconvolto un’intera comunità. Anche la premier Giorgia Meloni, amica della Golisano, aveva preso parte al funerale. Una decina di persone, erano rimaste ferite. Ieri il gup Roberto Saulino ha accolto la richiesta del pm Giovanni Musarò, che contesta a Campiti l’omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, il tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e le lesioni personali derivate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. Lo stesso avvocato di Campiti, Francesco Bianchi, davanti alle prove schiaccianti e alla confessione del suo assistito, si è associato alla richiesta del pm. E invece è arrivata a sorpresa la scelta dell’Avvocatura dello Stato. L’avvocato Antonio Trimboli, che difende il ministero dell’Interno e quello della Difesa, chiamati in causa, insieme al Poligono di Tiro, come responsabili civili per l’omessa vigilanza sull’arma sottratta al Tiro a segno di Tor di Quinto, dopo avere chiesto l’estromissione dei due ministeri dal processo, ha infatti sostenuto che il proscioglimento di Campiti fosse per lo Stato l’unica possibile difesa, suscitando l’ira delle parti civili. 
Per Bruno Ardovini, direttore del Tiro a segno nazionale, e Giovanni Maturo, responsabile dell’armeria del poligono di Tor di Quinto, che sono già a giudizio, si procede separatamente.

I due imputati hanno rinunciato all’udienza preliminare. 

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La reazione

Dopo la scelta dell’Avvocatura la reazione caustica delle parti civili non si è fatta attendere: «Lo Stato, attraverso l’Avvocatura, nel momento in cui è chiamato a rispondere dei risarcimenti nei confronti delle vittime, chiede il non luogo a procedere nei confronti dell’imputato», ha commentato l’avvocato Massimiliano Gabrielli. E ha aggiunto: «Un corto circuito tra pm e Avvocatura dello Stato davvero inaccettabile per i familiari e che grida vendetta dal punto di vista morale: come dire, se devo pagare i danni allora assolvetelo. Basti pensare che neanche il difensore di Campiti ha fatto una richiesta così sfrontata, limitandosi a chiedere il rinvio del suo cliente, un reo confesso, davanti alla Corte d’Assise di Roma per essere giudicato». Sulla stessa linea l’avvocato Francesco Innocenti: «Esprimo a nome delle famiglie e dei figli di Nicoletta Golisano e di Fabiana De Angelis stupore e un senso di profonda delusione. La richiesta di non luogo a procedere nei confronti di Campiti, autore di uno dei delitti più efferati degli ultimi anni, da parte dei ministeri di Difesa e Interni, è una decisione processuale che abbandona le vittime alla loro solitudine».

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