Roma, San Camillo: pista vendetta dietro sabotaggio ossigeno

Roma, San Camillo: pista vendetta dietro sabotaggio ossigeno
di Elena Panarella e Paola Vuolo
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Giovedì 15 Gennaio 2015, 05:34 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 09:17

Qualcuno ha voluto seminare il panico al San Camillo. L'interruzione di ossigeno ai malati della terapia intensiva non sarebbe stato un incidente, ma probabilmente una vendetta.

Ieri i carabinieri hanno ascoltato i tecnici della ditta che si occupa della manutenzione dell'impianto e per gli esperti «è molto probabile che l'impianto sia stato manomesso».

La Procura ha aperto un'inchiesta, il fascicolo per ora è contro ignoti e si sta valutando l'ipotesi di reato.

L'informativa inviata ieri dai carabinieri contiene anche le foto dei rilievi compiuti a valvole e tubi e le testimonianze dei medici e degli infermieri che lunedì scorso hanno vissuto momenti di panico.

Ma chi aveva interesse a fare saltare l'impianto e mettere a rischio la vita dei pazienti? Gli inquirenti non tralasciano nessuna ipotesi, dalla vendetta di qualcuno che forse in passato si è sentito estromesso da un appalto, al gesto di uno squilibrato, alla ritorsione di una persona interna all'ospedale che crede di avere subito un torto.

E fino a quando non arriveranno i risultati delle perizie non si può del tutto escludere l'ipotesi di un guasto.

Lunedì mattina i tecnici della manutenzione controllano il complicato sistema di tubi, e sembra tutto a posto. Ma alle 19.30 si scatena un piccolo inferno di allarmi che suonano nello stesso istante. L'impianto è saltato e il sistema che permette l'erogazione dell'ossigeno ai malati che hanno bisogno della respirazione artificiale non funziona più.

Nel reparto di terapia intensiva del padiglione Lancisi scatta l'allarme, medici e infermieri si affrettano a portare le bombole d'ossigeno ai malati riuscendo ad evitare il peggio. «I pazienti hanno rischiato», ammettono. Si sospetta subito che si tratti di un sabotaggio. Dalle prime relazioni interne della struttura sembrano emergere pochi dubbi: si sarebbe trattato di un gesto doloso, «un atto di sabotaggio, una manomissione, un fatto gravissimo», commenta il governatore, Nicola Zingaretti. «Poteva essere una tragedia».

Ad essere stata danneggiata è una valvola dell'impianto che si trova nel tunnel tra i padiglioni Lancisi e Morgagni e che è ancora in garanzia. L'apparato viene quotidianamente monitorato da una ditta, «lunedì i tecnici non hanno riscontrato problemi - spiega il direttore generale Antonio D'Urso - e solo verso le 19.30 c'è stata la segnalazione del calo dell'ossigeno». Il direttore generale dice anche di non volere credere che qualcuno possa avere volontariamente messo in pericolo la vita dei pazienti, ma ammette che il San Camillo è una grande azienda «con le sue ricchezze, ma anche con le sue tensioni e ci possono essere dei mal di pancia. Le relazioni tecniche sono state trasmesse agli inquirenti, ora il lavoro è il loro.

L'ospedale in ogni caso ha reagito bene». Al tunnel si accede tramite delle porte che ad un primo sopralluogo non sono sembrate manomesse, ma le tubature, tra le quali quella dell'ossigeno, sono visibili anche dall'esterno. Si può quindi intervenire da fuori, ma se c'è stato un sabotaggio, gli inquirenti ritengono che soltanto una persona che sa dove mettere le mani, un esperto, poteva danneggiare l'impianto districandosi tra i tubi e le valvole. Sarebbe a questo punto poco credibile l'ipotesi di uno squilibrato che si avvicina alla valvola e armeggia fino a mettere in crisi il sistema di erogazione d'ossigeno.

IL SOPRALLUOGO I carabinieri sono tornati in ospedale per un nuovo sopralluogo. Nel tunnel non c'è un sistema di videosorveglianza e non ci sono immagini girate dalle telecamere che possono essere utili alle indagini. Ma forse, questo particolare, lo conosceva anche il probabile sabotatore. Dopo l'allarme di lunedì la direzione del san Camillo ha deciso di installare le telecamere anche nel tunnel che collega i padiglioni e in tutta l'area. Il Nursind - sindacato infermieri - parla dell'emergenza gestita dai colleghi e ribadisce la protesta contro il blocco del turn over.