Il pm aveva chiesto una condanna all'ergastolo. Il Tribunale ha però concesso le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate. La svolta nel caso era arrivata con la confessione di Giancarlo Orsini, killer e poi collaboratore di giustizia, già condannato come esecutore materiale del delitto. Musci era stato ucciso con sei colpi di pistola, cinque dei quali alla testa, davanti alla porta di casa, mentre si trovava ai domiciliari. Secondo l'accusa, Orsini si sarebbe presentato dicendo di essere un ufficiale giudiziario. Quando la vittima era scesa, il killer avrebbe sparato i colpi di pistola, fuggendo subito dopo in sella a uno scooter.
Inchiodato dalle prove, Orsini aveva confessato, autoaccusandosi anche di altri cinque fatti di sangue (altri due omicidi e tre gambizzazioni) e di 52 rapine.
Per l'omicidio di Musci, il killer aveva indicato Leoni come mandante. Il movente sarebbe il timore di una ritorsione di Musci nei confronti di Leoni, legata alla morte del fratello della vittima, ucciso nel 2009.
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