Roma, stuprò due 14enni ammanettandole a una rete, il rom chiede lo sconto di pena

Roma, stuprò due 14enni ammanettandole a una rete, il rom chiede lo sconto di pena
di Adelaide Pierucci
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Sabato 16 Giugno 2018, 08:15

La sera dell'inganno era uscito con le manette e un profilattico. Un anno dopo, assieme all'amico che lo ha spalleggiato nell'orrore del Collatino, punta a uno sconto di pena. Ha chiesto di essere processato col rito abbreviato Mario Seferovic, il rom bosniaco di vent'anni, nickname Alessio il Sinto, finito in carcere a novembre assieme a un connazionale per aver ammanettato a una rete metallica e stuprato, in una data imprecisata tra aprile e maggio 2017, due quattordicenni romane. Una notte di cui è stata ricostruita solo la ferocia ma non la data, perché le ragazzine già durante la violenza sono state minacciate di morte se avessero parlato e allora sono rimaste zitte per mesi, per allontanare come potevano i ricordi.

Dietro a un banco della terza media il segreto era diventato un tormento. Immagini fisse: loro ammanettate e stuprate da Alessio il Sinto, il ventenne che si era vantato, mentendo, di essere imparentato coi Casamonica e che le aveva invitate con la scusa di un gelato, mentre Maikon Bilomante Halilovic, l'altro rom, faceva il palo, guardava e non interveniva, lasciando che si dimenassero. Le intenzioni di Alessio Il Sinto, faccia sveglia e orecchini ai lobi, quella notte, secondo la procura, si erano palesate all'imbocco di un vialetto scuro sotto a un ponte ferroviario della Collatina. Lì la ragazzina che lo aveva conosciuto su Facebook e che per precauzione si era portata una amica a farle compagnia ha capito che non avrebbero avuto scampo.

I REATI
Le manette tirate fuori dai pantaloni sono stati lo spartiacque dell'orrore. I due amici ora sono chiamati a difendersi da due reati gravi: lo stupro di gruppo e il sequestro di persona, per di più ai danni di due quattordicenni. Seferovic e Halilovic, secondo il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Antonio Calaresu, avrebbero «entrambi con violenza costretto le due minori, spingendole con forza, a dirigersi in un luogo appartato, dove il primo, nonostante le resistenze delle due adolescenti che scalciavano e chiedevano aiuto, le ammanettava a una recinzione, mentre l'amico si appostava nelle immediate vicinanze per impedire che potessero fuggire». Dopodiché Alsssio Il Sinto, ha compiuto la violenza premurandosi di usare un profilattico per non lasciare tracce e tappando la bocca alle vittime con le mani. Il giudice nel mandato di arrestato aveva scritto che le modalità dello stupro e di come le «violenze sono state ideate e portate a termine, sono sintomatiche di estrema freddezza e determinazione, unite a una assoluta mancanza di scrupoli e a non comune ferocia verso le vittime degli abusi».
«Pensavamo di morire hanno raccontato poi ai giudici e con l'assistenza di uno psicologo le due amiche. «Ma la paura non è finita quella notte. Alessio ci ha detto: se parlate ammazzo i vostri parenti». L'indomani, spavaldo, aveva chiamato la madre di una delle vittime: «Volevo uscire con sua figlia». Una scusa per intuire se avessero parlato.
 

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