Rifiuti, l'inchiesta si allarga: indagati anche in Regione

Rifiuti, l'inchiesta si allarga: indagati anche in Regione
di Michela Allegri
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Giovedì 15 Settembre 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 11:59
Delibere sospette, scarti fuori norma, impianti al collasso. Prescrizioni aggirate, tariffe maggiorate. Al centro delle operazioni, sempre lui: Manlio Cerroni, il Supremo, sovrano delle discariche laziali. A fargli compagnia sul registro degli indagati nella maxi inchiesta della Procura sull'emergenza rifiuti della Capitale, ci sono altre 21 persone. Da soggetti istituzionali, seduti ai piani alti della Regione e della Provincia dal 2011, fino ai più stretti collaboratori del ras della monnezza, accusati come re Manlio a seconda delle posizioni di associazione a delinquere, truffa e frode nelle pubbliche forniture. In un capitolo parallelo, figura anche l'assessore all'Ambiente della giunta Raggi, Paola Muraro, accusata di gestione non autorizzata di rifiuti insieme a tre funzionari dell'Ama, per fatti commessi quando lei lavorava come consulente per la municipalizzata, incarico svolto per 12 anni. In questo caso, il pm Alberto Galanti indaga sulla gestione dei due impianti di Trattamento meccanico biologico dell'azienda comunale, in via Salaria e a Rocca Cencia.

IL CONTROLLO
La Muraro era referente Ippc: si occupava del controllo del protocollo internazionale sull'inquinamento. Il sospetto è che i due siti abbiano prodotto materiali in violazione delle prescrizioni di legge. Non è tutto. Anche il trattamento economico riservato alla super esperta è finito al vaglio degli inquirenti. E non solo. La Procura intende fare luce pure sui rapporti tra la Muraro e Cerroni, soprattutto in relazione all'impianto della discordia: il tritovagliatore di Rocca Cencia, di proprietà del Colari - azienda del ras - inutilizzato da marzo, ora affittato alla ditta Porcarelli Gino srl. Fresca di nomina da assessore, in luglio, l'ex consulente ha proposto di fare ripartire il macchinario che, mesi prima, era finito al centro dell'inchiesta. I magistrati vogliono chiarire se le pressioni fatte per riportare a regime il sito del Colari fossero un escamotage per agevolare il ras.

I FAVORI
Secondo la ricostruzione degli inquirenti e dei carabinieri del Noe, il Supremo avrebbe incassato altri favori. A partire dalla possibilità di collocare il suo impianto a Rocca Cencia, accanto ai Tmb dell'Ama e a 30 km di distanza dal luogo scelto dalla Regione per la costruzione dello stabilimento. Il macchinario sarebbe infatti dovuto sorgere a Malagrotta, vicino a due Tmb del Colari - anche questi sotto inchiesta - e trattare preliminarmente i rifiuti da conferire in discarica. La storia del tritovagliatore inizia nel 2010. Malagrotta accoglie la stragrande maggioranza dei materiali indifferenziati provenienti dalla città. La Regione è a rischio sanzione: le normative europee stabiliscono che il rifiuto tal quale non possa essere smaltito senza un precedente trattamento. Con una determina si ordina quindi al gestore di Malagrotta - la società E. Giovi - di realizzare un tritovagliatore nei pressi della discarica. La tariffa di trattamento prevede un prezzo di 104 euro per ogni tonnellata di materiale lavorato. Nel marzo 2011, il Colari chiede alla Provincia di poter realizzare un centro di Trasferenza per smistare immondizia a Rocca Cencia. Nel 2013, poi, Cerroni ottiene di trasformare quel centro in un tritovagliatore. Si aggiudica anche una tariffa maggiorata: il contratto stipulato con l'Ama e approvato dall'ex dg Giovanni Fiscon fissa una soglia di 175 euro per ogni tonnellata di materiale. Secondo la Procura, quest'ultimo impianto potrebbe quindi essere irregolare. Da qui l'iscrizione sul registro degli indagati del ras e dei funzionari che potrebbero averlo agevolato.