Roma, pericolo nuove mafie in città, il procuratore capo Pignatone: «Amministrazione da risanare»

Roma, pericolo nuove mafie in città, il procuratore capo Pignatone: «Amministrazione da risanare»
di Michela Allegri e Sara Menafra
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Domenica 29 Gennaio 2017, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 09:03
Isolato, obbligato al riserbo, ma il tribunale della capitale vive tutti i problemi della città. E se qualcosa non funziona nell'amministrazione comunale, è anche la macchina della giustizia ad incepparsi. È per questo che il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi dice che la priorità per la città è «risanare la macchina amministrativa»: «È una priorità, al fine di costituire le condizioni di una corretta competizione elettorale e di porre le basi che rendano per il futuro sempre più difficile il condizionamento illecito della città». Quindi, il procuratore generale Salvi aggiunge: «L'impegno risanatore si presenta però come di più ampio spessore. Una dirigenza di alta caratura professionale è in realtà necessaria anche come presidio della legalità. Vicende recenti confermano quelle valutazioni e le rendono ancora più pressanti, per la nuova dirigenza politica di Roma».

EMERGENZA MAFIE
Tra le emergenze che la città ha affrontato ma non ancora del tutto superato c'è quella della presenza della criminalità organizzata: «Non si può dire che la mafia domini Roma - dice ancora Salvi - Essa continua ad apparire piuttosto come una realtà estremamente variegata, che riflette la complessità del territorio capitolino». Nel Lazio, oltre alle «mafie storiche», sono presenti «nuove forme di criminalità organizzata», me nessuna di queste organizzazioni è «in posizione monopolistica».
Quanto a mafia capitale, secondo il pg, «le indagini scaturite da Mondo di mezzo hanno portato ad acclarare il peso dell'organizzazione criminale nell'includere o escludere soggetti graditi o sgraditi in posizioni significative dell'amministrazione comunale», ma «se nella Giunta Alemanno questa infiltrazione è stata pervasiva e strutturale», nella successiva amministrazione «il peso della rete di relazioni costruita dal sodalizio ha continuato a farsi sentire nella struttura burocratica». A oggi, ha ribadito Salvi, «risanare la macchina amministrativa è una priorità», e «una dirigenza di alta caratura professionale» è necessaria «anche come presidio della legalità».
Salvi ha sottolineato come molto, nel contrasto alla criminalità organizzata, abbia pesato la cooperazione tra diversi uffici giudiziari, «e dunque dalle procure di Cassino, Latina, Frosinone, Tivoli, Velletri». «Sono state confermate le presenze, anche per l'acquisizione di risorse patrimoniali, delle organizzazioni mafiose storiche, accanto a nuove forme di criminalità organizzata che costituiscono l'aspetto di novità delle recenti investigazioni».

PRODUTTIVITÀ IN AUMENTO
Il quadro complessivo è quello di un ufficio giudiziario che cerca di far fronte ai problemi di gestione e alle costanti emergenze. Il presidente della Corte d'appello della Capitale, Luciano Panzani, ha dal canto suo sottolineato come «da molti anni Roma non sia più il porto delle nebbie», rivendicando come «nel 2016 la Corte di Appello di Roma abbia aumentato la sua produttività con oltre 10.000 sentenze penali, il miglior risultato del quadriennio, e con la riduzione dell'arretrato delle cause civili». Rimane «preoccupante», invece, a suo avviso, «l'entità dell'arretrato penale, oltre 50.000 processi pendenti, che crescono al ritmo di 4.000 in più all'anno, con conseguente aumento anche del numero delle prescrizioni (oltre il 37% dei processi pendenti)».