Rifiuti, Pignatone in Ecomafie: «Ciclo in mano alla criminalità. Campi rom, rischio salute»

Giuseppe Pignatone
di Michela Allegri
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Maggio 2017, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 09:24

A gestire il ciclo dei rifiuti laziali non sono organizzazioni mafiose, ma associazioni criminali. «Negli ultimi 5 anni non abbiamo trovato interessi di gruppi mafiosi», ha esordito il procuratore capo Giuseppe Pignatone, ascoltato dalla Commissione parlamentare Ecomafie, presieduta da Alessandro Bratti, insieme ai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Nunzia D'Elia e al pm Alberto Galanti. A distanza di 4 anni dalla chiusura ufficiale, la discarica di Malagrotta preoccupa ancora.

«Le colonne di percolato iniziano a tracimare, non lontano dal Rio Galeria», ha dichiarato il pm Galnti, titolare delle più importanti indagini sui rifiuti laziali. La circostanza è emersa da verifiche dei carabinieri del Noe, «la società che gestisce il sito dice di non essere nelle condizioni economiche di smaltire il percolato». Quella su Malagrotta è solo una delle inchieste coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. «In 4 anni abbiamo iscritto circa 40 procedimenti, una ventina è ancora in fase d'indagine, mentre 10 sono in fase di dibattimento», ha aggiunto Prestipino, a capo della Dda romana. Sono organizzazioni criminali e gestire discariche non autorizzate e smaltimento illecito di materiali pericolosi. Gli inquirenti, però, si scontrano troppo spesso con la carenza di organico.

CARENZA DI ORGANICO
«Il Noe può contare su 14 unità, e deve coprire 9 procure del Lazio, la Dda e la Corte dei Conti», ha dichiarato la D'Elia, che coordina il pool che si occupa di ambiente. Un nuovo centro d'illegalità, su cui la procura indaga, riguarda gli autodemolitori. «Ci sono impianti che lavorano in modo abusivo - ha dichiarato la D'Elia - nascondono un'attività illegale che va dalla ricettazione al riciclaggio di veicoli, fino al traffico illecito di metallo e rame».

Problematica a livello ambientale anche la situazione di campi nomadi, con incendi di immondizia e abbandono di rifiuti che «spesso mettono a rischio la pubblica incolumità». Per quanto riguarda le attività della Dda, uno dei procedimenti principali è collegato a Mafia Capitale. Gli inquirenti hanno scoperto un traffico illecito di rifiuti speciali tra Roma e Latina, che coinvolge cooperative legate a Salvatore Buzzi, il braccio destro del boss Massimo Carminati. L'inchiesta, in fase di richiesta di rinvio a giudizio, riguarda lo spaccio di vestiti usati che, invece di finire nei cassonetti gialli ed essere riciclati per i bisognosi, sarebbero stati venduti all'estero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA