Le scuole chiuse per incuria generano altra ignoranza

Le scuole chiuse per incuria generano altra ignoranza
di Marina Valensise
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 14:10

Tutto si tiene, viene da dire pensando a Roma, la povera capitale dove una tempesta di vento provoca una pioggia di alberi spingendo il sindaco a chiudere le scuole. Così incuria si aggiunge a incuria, e il danno si moltiplica mentre dilaga l'incultura. Certo, molto è dovuto al cambiamento climatico prima che all'incuria.
Tant'è che gli studiosi avvertono: un vento che soffia a 180 km l'ora è un evento straordinario.D'accordo, ma se se per scongiurare il fenomeno si decide di chiudere le scuole, all'incuria e alla mancanza di prevenzione si rischia di aggiungere solo nuova ignoranza.

Prevenzione, incuria? Direte voi. Difficile prevenire un fenomeno legato a eventi vieppiù estremi e controversi come il surriscaldamento del globo. E invece no. Se solo il comune di Roma a guida pentastellata invece di decimare il Servizio giardini da 2000 a 180 addetti, per una delle città più verdi d'Europa, dove gli alberi sono 330 mila, tenesse conto dei bisogni della città, della sua vegetazione e soprattutto dei cittadini, la situazione non sarebbe così disperata. Platani divelti dall'Appia a Montesacro e collassati accanto alle fermata dell'Atac, fusti caduti in terra come birilli dalla Balduina all'Alessandrino. Pini schiantati sui vialetti della Sapienza e fra i marciapiedi di San Giovanni, mentre in via Nicotera, a due passi da Piazza delle Cinque Giornate dove già un albero era crollato mesi fa senza intemperie, un gigantesco pino è crollato da un giardino privato su tre auto in sosta, spaccando coi rami la balaustra del palazzo di fronte.

Ma per l'appunto che c'entra il Comune? Quell'albero era piantato in un giardino privato, dirà l'avvocato del diavolo. Peccato che fra i servizi comunali non c'è solo la cura del verde pubblico, ma l'assistenza ai cittadini, l'informazione per i tanti abitanti inurbati ignari di scienza botanica e delle cure necessarie a sostenere la vita degli arbusti, con potature regolari, monitoraggio costante del fusto e delle radici. E invece niente. Pochi gli addetti, scarsi i controlli, se non ridicoli. Certo, senza aspirare al migliore dei mondi possibili, ma alla semplice amministrazione, la pianta organica dei giardinieri comunali andrebbe rafforzata. E i cittadini dovrebbero disporre di un vademecum per la cura del verde privato. Senza arrivare alle meraviglie parigine, dove una nuova legge incoraggia i cittadini a piantare un pitosforo o un'azalea nell'aiuola intorno all'albero sul marciapiede davanti casa, a Roma basterebbe riuscire a ottenere un quadro chiaro del numero di addetti indispensabili alla cura delle migliaia di ettari di verde, e provvedere senza indugi a reclutarli in tempi rapidi.

Chiudendo le scuole, il Campidoglio anziché contrastare l'incuria, e invertire la tendenza, non fa che aggiungere incuria all'incuria alimentando l'incultura. Se è questo il vento del cambiamento, con raffiche di 100 km l'ora, alberi divelti, pedoni che si spezzano il femore inciampando nei rami, podisti che si fratturano il setto nasale scivolando fra le fronde sull'asfalto rattoppato, e si chiudono pure le scuole, il cambiamento c'è di sicuro, ma è verso il peggio. E gli abitanti della città eterna possono anche farne a meno.

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