Lo “spezzapollici” di Carminati «Paga o faccio male ai tuoi figli»

Lo “spezzapollici” di Carminati «Paga o faccio male ai tuoi figli»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 8 Aprile 2016, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 14:05
Faceva il bullo per le strade di Collina Fleming. E ogni volta che intravedeva la sua vittima, accostava: «Occhio, ti lascio per terra. Non giocare più con gli assegni, con Roberto e con noi. Vengo a fare del male pure a tua moglie e tuo figlio». A sentire la testimonianza fornita ieri durante il processo a Mafia Capitale da una vittima del gruppo che faceva base alla pompa di benzina di Corso Francia, Matteo Calvio, lo «Spezzapollici» della presunta cupola romana, con le minacce non lasciava spazio all'immaginazione. A furia di raccontare l'uomo, Ncc part time, ha svelato una nuova estorsione mai finita agli atti. E così per Calvio si è già concretizzata una nuova contestazione: estorsione aggravata.

ASSEGNI SCOPERTI
«Avevo capito che voleva soldi - ha detto il testimone - Avevo un debito con loro di 900 euro per dei buoni benzina presi al distributore di Roberto Lacopo. Buoni pagati con due assegni che non avevano potuto incassare. Così erano cominciate le pressioni. Nel giro di poco tempo ho saldato versando più di mille euro. Ma la storia non si è chiusa». L'autista la racconta passo passo: «Sono cominciate le minacce di Calvio, che si vantava di fare recupero creduti per Lacopo. Ho deciso di girare con i soldi in tasca e quando mi ha minacciato di nuovo gli ho consegnato tremila euro». «Ma perché non denunciare allora?» chiede il pm Luca Tescaroli. «Avevo paura. Sono stato intimorito, temevo ritorsioni. Con Riccardo Brugia non ho mai parlato. Anche se so che era venuto sotto casa con Bojo». «Calvio appena ha intascato i tremila euro mi ha rassicurato: "Adesso è finito tutto"» ha detto la vittima. «Una volta capitai alla pompa e Roberto Lacopo disse a Carminati con il quale non avevo mai avuto da ridire: "Massimè, che devo fa?”. Lui fece un gesto come dire "lasciamo perdere"».

LE VIOLENZE
«Si sapeva che erano violenti» dichiara ancora sotto interrogatorio l'autista, «Bojo al Fleming era noto. Droga, donne, menava, dava fastidio. Bojo stava per infame, equivalente di boia, sanguisuga». La ricostruzione della prima e della nuova estorsione, però, è stata contestata dagli indagati. Roberto Lacopo: «Si era fatto dare novecento euro di buoni da mio cognato presentandosi come direttore di banca - ha detto Roberto Lacopo - E nel quartiere invece ho saputo che era uno che faceva truffe. Calvio non c'entra, sono stato io ad andare a casa per riavere i soldi». Calvio, assistito dall'avvocato Fabrizio Gallo, è stato lapidario: «Mai estorto soldi». Sul banco dei testimoni si è poi seduto Marco Mario Milanese, ex braccio destro del ministro dell'Economia Tremonti, chiamato a chiarire le nomine di Fabrizio Franco Testa, l'uomo di An secondo l'accusa "testa di ponte" dell'organizzazione di Carminati & Buzzi nel settore politico e istituzionale.

 

LE PRESSIONI
«Testa era espressione politica della corrente dell'allora sindaco Gianni Alemanno. Quando non venne riconfermato nel cda di Enav, Alemanno iniziò ad insistere con Tremonti, perché Testa fosse nominato in una società del gruppo Enav» ha detto Milanese. «Ma Fini non lo voleva - dice - così Testa nel 2009 non viene riconfermato nel rinnovato cda Enav. Alemanno la prende male e chiede a Tremonti un'altra collocazione». A quel punto spunta la poltrona della presidenza di Techno Sky, «prettamente simbolica». Dietro la segnalazione secondo Milanese - e secondo Guido Pugliesi storico ad di Enav sentito subito dopo - nessuna manovra, «solo prassi politica». La replica di Alemanno: «Non ho mai avuto rapporti con Fabrizio Testa per questioni che riguardavano il Comune di Roma e in ogni caso li ho completamente interrotti per un reciproco allontanamento politico almeno dal 2010. Lo dimostra il fatto presente nelle carte processuali: quando si ipotizzó la sua nomina nel cda di Ama questa idea fu avanzata da altri e scartata dal sottoscritto».