La beffa di Vigna Jacobini, dopo 19 anni dal crollo il Comune chiede alle vittime gli affitti arretrati

La beffa di Vigna Jacobini, dopo 19 anni dal crollo il Comune chiede alle vittime gli affitti arretrati
di Laura Larcan
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Giovedì 26 Gennaio 2017, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:40

Dopo la tragedia, la beffa. Un paradosso burocratico e politico che al dolore del ricordo aggiunge l'amarezza di ritrovarsi morosi verso il Comune di Roma. Così risultano a tutti gli effetti le famiglie sopravvissute al dramma di via Vigna Jacobini in zona Portuense, quando (era la notte del 16 dicembre del 1998) la palazzina di cinque piani collassò e la vita di ventisette persone, compresi sei bimbi, venne falcidiata in un attimo. I sopravvissuti, ora, a distanza di quasi diciannove anni si ritrovano «diffidati» dal Campidoglio a pagare bollette salate su cui pesano i primi quattro anni di affitti arretrati (più gli interessi) dopo la tragedia. Vale a dire, quei primi quattro anni «dopo la morte» che l'allora sindaco Francesco Rutelli, gli aveva garantito gratis nei nuovi alloggi provvisori in appartamenti di proprietà del Comune in via Ginori 41, «per ricominciare a vivere» nel rione Testaccio. Insomma, una tragedia mai dimenticata dai parenti delle vittime, ma finita in un pasticcio di carte burocratiche.
Le notti insonni, per i quattro nuclei famigliari (più un quinto che si è trasferito) di via Ginori sono cominciate ad ottobre del 2016, quando si sono visti recapitare una raccomandata della società Prelios Integra spa (che dal 21 ottobre del 2015 ha sostituito la società Romeo nella gestione dei beni immobili per conto del Comune di Roma) in cui diffidava al pagamento della bolletta. «Nella lettera la società fa presente di aver ritrovato nella banca dati le esposizioni debitorie degli inquilini nei confronti del Comune e ne evidenzia l'importo totale, prevedendone un immediato pagamento - racconta l'avvocato Francesca Silvestrini una vita a seguire il Comitato vittime del Portuense - La bolletta corrisponde ai primi quattro anni di canone dei nuovi appartamenti che il Comune gli assegnò dopo la tragedia».

PROROGHE E BOLLETTE
Il problema è che questa gratuità non è stata mai formalizzata, nè sono stati registrati in diciannove anni i contratti, se non andando avanti dal 2005 in proroga con bollette calmierate in base ai redditi. Oggi la doccia fredda. La diffida del Campidoglio tramite la Prelios ha il tenore di un ultimatum: l'immediato pagamento degli arretrati dà la possibilità di arrivare alla sottoscrizione del contratto. Altrimenti si perde l'immobile e si deve uscire. Le bollette vanno dai 10 ai 15mila euro, tra affitti arretrati e oneri condominiali. Non finisce qui. Il rischio è che i nuovi affitti non tengano conto dei redditi personali dei sopravvissuti di via Vigna Jacobini, ma saranno assegnati sulla base del libero mercato immobiliare. E Testaccio, col restyling del rione, vale come centro storico. Possibile che dopo lo scandalo di affittopoli, la stretta del Campidoglio debba stritolare solo le povere persone? «È una situazione assurda - lamenta Roberto Anconetani presidente del Comitato vittime del Portuense - Abbiamo perso case di proprietà e parenti e nessuno ha mai regolarizzato questa situazione».

LA TESTIMONIANZA
«Dopo la disgrazia il sindaco Rutelli ci diede l'alloggio, con la rassicurazione che per i primi quattro anni non avremmo pagato nulla», ricorda la signora Stefania Romani, sopravvissuta col marito al crollo dove però perse la mamma e il fratello, oggi residente in via Ginori 41. «Nel febbraio del 1999 entrammo nei nuovi appartamenti, e i bollettini infatti non sono mai arrivati - ricorda Stefania - In quegli anni abbiamo impegnato quello che potevamo per ricominciare a vivere, dai vestiti ai mobili. Abbiamo provato a crearci una famiglia, ho avuta una bimba. Ci hanno sempre promesso il contratto, ma non è stato mai regolarizzato. Per colpa loro, non nostra. Ora mi ritrovo morosa, di oltre 15mila euro, con ingiusti arretrati da pagare e la minaccia di dover lasciare la casa. Ma siamo disoccupati, con una figlia. Mi hanno chiesto un anticipo di 900 euro e poi rate mensili, con l'aggiunta dell'affitto aumentato. In questa situazione ci sono altre famiglie. Siamo tutti disperati». Il paradosso del dolore.