Gli industriali: «Roma è ferma». Raggi: attacco bizzarro

Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 08:51

Una Capitale «ferma, intrappolata dalle sue consuete difficoltà». E «quel vento che doveva cambiare Roma non si percepisce». È il vento delle promesse grilline del 2016, fanno capire gli industriali laziali. Mentre oggi, tra gli imprenditori e l’amministrazione di Virginia Raggi, resta solo un clima gelido come il soffio del maestrale. La frattura col Campidoglio è figlia di un «confronto assente», un «silenzio rumoroso» lungo due anni e mezzo di mancate risposte, dice il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello, a margine dell’assemblea generale dell’associazione che raggruppa Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. «Un credito di fiducia elettorale importante non può essere impegnato solo in operazioni di piccolo cabotaggio», è l’attacco che irrita la sindaca. Che lo definisce «un po’ bizzarro», sostenendo che invece «da tempo stiamo sviluppando progetti insieme, come il Maker Faire dello scorso weekend».

All’Auditorium della Tecnica, davanti a mille imprenditori, al presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, e al numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, si consuma la rottura tra gli industriali e la giunta M5S. «Vorremmo trovare - dice Tortoriello - in chi governa quell’alto senso di responsabilità che impone la guida di una grande capitale». E invece oggi si assiste allo «scivolamento verso il basso nei confronti internazionali con le altre metropoli», con la Città eterna che sconta «i cortocircuiti delle riforme rimaste incompiute», gli investimenti fantasma e la «mancanza di visione». Per esempio sui rifiuti. Dice Tortoriello: «Siamo l’unica capitale europea, con Atene, che non li smaltisce autonomamente. La sindaca venga con noi ad aprile a vedere come fanno a Copenaghen, la inviterò». E sui trasporti: «L’Atac? Così com’è, è difficile un percorso di modernizzazione. Il Comune si preoccupa troppo di essere azionista di riferimento e troppo poco di garantire servizi di qualità». E chi frequenta i mezzi pubblici lo sa bene.

Alla Raggi, dice il presidente di Unindustria, «abbiamo riconosciuto la difficoltà della situazione in cui iniziava il mandato, siamo stati pazienti. Ma l’attesa sembra essere stata vana, ci preoccupa lo status quo». Ovvero una città arrovellata sempre sugli stessi problemi. E che non progetta il futuro. «Non ho ascoltato un’idea chiara su come Roma dovrebbe diventare tra 20 o 30 anni. Tutte le capitali più importanti si sono dotate di un piano strategico». Il progetto Roma Futura 2030-2050, elaborato dagli industriali per trasformare l’Urbe in una «grande città internazionale aperta, intelligente e sostenibile», non è stato nemmeno ascoltato dal Comune grillino. Diverso il clima verso la Regione di Nicola Zingaretti, che ieri è intervenuto all’assemblea. La Pisana, per Unindustria, «si è dimostrata sempre attenta a tutte le misure positive per le imprese e per la crescita».

L’ASSENZA
Raggi invece all’assemblea non si è fatta vedere. E non si è visto neanche il vice, Bergamo. C’era solo l’assessore al Commercio, Carlo Cafarotti, insieme al capogruppo dei 5 Stelle in Comune. All’auditorium dell’Eur era atteso il vicepremier leghista Matteo Salvini, ma per altri impegni non si è presentato. E il presidente di Unindustria ha voluto commentare le assenze: «Sembra che esprimere posizioni sia un elemento di negatività. Sono profondamente dispiaciuto, era un momento per confrontarsi. Attraverso la dialettica e il confronto si individuano le soluzioni, non rinunciando né appiattendosi». E annuncia: non ci sarà una assemblea di Unindustria nel 2019 per promuovere l’organizzazione a Roma di un grande forum internazionale sullo sviluppo delle aree urbane.
L. D. C.

© RIPRODUZIONE RISERVATA