Indignados, al via il processo: manifestazione davanti al tribunale

Indignados, al via il processo: manifestazione davanti al tribunale
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Giovedì 17 Ottobre 2013, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 13:40
Manifestazione degli Indignados davanti l'ingresso del tribunale penale di piazzale Clodio Circa un centinaio di persone sono in presidio a sostegno di 25 persone sotto processo per gli scontri avvenuti a margine della manifestazione degli Indignados avvenuta a Roma il 15 ottobre 2011.



I manifestanti hanno affisso striscioni in cui si legge: «Ci volete tutti zitti e ci avrete ribelli. No alla repressione liberi tutti/e»; «Genova 2001-Roma 15ott 2011 chi devasta e saccheggia le nostre vite è lo Stato. Liberi/e tutti»; «Libertà di movimento. La lotta non si arresta». Numerose le camionette delle forze dell'ordine a presidio. Chiusi per motivi di ordine pubblico gli ingressi laterali al tribunale.




Il racconto del carabiniere. Intanto il carabiniere scelto Fabio Tartaglione che il 15 ottobre del 2011 era alla guida del blindato incendiato dai manifestanti nel corso dei disordini ha raccontato quanto accaduto davanti ai giudici della Ix sezione: «C'era fumo e un lancio di sassi continuo. Ero circondato. Allora ho pensato a mio figlio, che all'epoca aveva quattro mesi, mi sono fatto forza e sono scappato. Ancora oggi mi sveglio di notte urlando perché mi torna in mente quello che è successo. Ho avuto un pò di paura».



Rispondendo alle domande del pm Francesco Minisci, Tartaglione ha ricostruito quanto avvenuto in piazza San Giovanni quel giorno. «I primi sampietrini sono arrivati mentre ci trovavamo in via Labicana ma la situazione è peggiorata appena siamo arrivati nei pressi della piazza - ha riferito commosso il militare - Il mezzo è stato attaccato prima agli specchietti retrovisori e poi indiscriminatamente in ogni punto. Manifestanti erano davanti al blindato e lanciavano di tutto: ricordo in particolare la rabbia e la violenza con cui una ragazza lanciava sassi.



All'altezza della Scala Santa arrivò l'ordine di indietreggiare ma non era possibile: privo di specchietti retrovisori non vedevo nulla, i colleghi erano dietro al mezzo per ripararsi dalla sassaiola».
Ad un certo punto «qualcuno ha aperto il portellone laterale - ha riferito il militare - mi sono girato per vedere chi fosse ed ho fatto appena in tempo a schivare con il braccio destro un sampietrino. Poi sono stato colpito da un giovane vestito di chiaro con un bastone di legno allo zigomo. Ero stordito e cominciai a sentire odore di fumo, vidi delle fiamme. Pensai a mio figlio, nato da solo 4 mesi, e mi dissi che dovevo scappare, che dovevo provare a salvarmi. Uscito dal blindato fui colpito da alcuni oggetti fino a che dei colleghi mi hanno preso e messo in salvo a bordo di un'auto della polizia». Il carabiniere a causa delle ferite non è potuto tornare in servizio per sei mesi. «Avevo bisogno di tornare al lavoro, per uscire di casa - ha continuato - per circa un mese ho mangiato solo omogeneizzati per la frattura della mascella e devo ancora subire interventi ad un occhio e al naso per le lesioni riportate. Quel giorno ho temuto per me. In molte circostanze rivedo quanto accaduto. Non riesco più a vivere tranquillo e così anche la mia famiglia ogni volta che sono in servizio. Porto ancora i segni di quel giorno e da allora non dormo più con mia moglie e mio figlio sia per via dei problemi respiratori legati alle ferite al naso, sia perchè alle volte mi capita di svegliarmi urlando».
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