Roma, strade killer: 5 proposte per salvarsi

Roma, strade killer: 5 proposte per salvarsi
di Massimo Martinelli
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Martedì 9 Ottobre 2018, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 10:30

La sequenza è stata impressionante. Ha caratterizzato un fine settimana che, nonostante la pioggia, poteva essere ricordato come un weekend di festa, con il Circo Massimo trasformato in una gigantesca fiera per le famiglie, con gli stand della Coldiretti, la banda dei Carabinieri e i bambini rapiti dai colori e dai sapori. Invece le strade del centro di Roma si sono macchiate di sangue sabato mattina e domenica pomeriggio.

E il male di vivere in una città pur straordinaria come la Capitale, fatto di buche, di allagamenti quando piove e di alberi che cadono con il ponentino, è diventato drammaticamente il morire per nulla. Sotto le ruote di un bus turistico come quello di via Cavour, oppure investiti da un suv, con le buste della spesa ancora in mano.
Davanti a vicende di questa portata si può scegliere di parlare di tragica fatalità e condannare la distrazione dei guidatori o il mancato rispetto di strisce pedonali, di precedenze, di semafori rossi. Oppure si può decidere di utilizzare un sciagura come manifesto per una battaglia civica. E' quello che cercheremo di fare al Messaggero, da oggi e fino a quando non riceveremo segnali concreti di cambiamento di rotta. Perché le vittime del fine settimana appena trascorso - e tra loro c'è anche uno studente travolto sulla via Nomentana e deceduto domenica - sono state uccise da una molteplicità di concause. Alcune di queste saranno investigate dall'autorità giudiziaria: il livello di attenzione dei guidatori, l'imprudenza, il mancato rispetto della segnaletica stradale, l'eccessiva velocità.

Altre cause, invece, sono strutturali. Attengono alla capacità di amministrare Roma e le sue strade e lasciano senza risposte le domande che ormai si pongono in troppi. Perché non si riesce ad evitare che le strade del centro della Capitale siano invase dai bus turistici? Perché un guidatore ancora oggi può cercare un'attenuante nel mancato rispetto della segnaletica stradale dicendo: «Non ho visto le strisce perché sono consumate»?. E ancora, perché nel centro di Roma non ci sono vigili urbani a governare il traffico nelle zone più congestionate, com'era domenica quella intorno alla manifestazione del Circo Massimo? Infine: ha senso ancora oggi aprire i varchi delle zone a traffico limitato nel fine settimana, senza prevedere una adeguata rete di controllo? Il presupposto che aveva spinto il Comune ad eliminare la ztl nel fine settimana era il presunto calo del traffico per la chiusura di uffici e negozi. Ma ormai gli esercizi commerciali sono aperti anche di domenica e in aggiunta, per tutto il week end, il traffico è appesantito da turisti della domenica e da frequentatori di ristoranti, cinema, teatri, musei, gallerie d'arte. E queste migliaia di persone che legittimamente decidono di trascorrere qualche ora in Centro non possono fare affidamento su una rete adeguata di trasporto pubblico: i bus sono pochi come nel resto della settimana e i taxi diventano introvabili, stretti nelle rigide tabelle che ne regolamentano i turni.

Ecco perché sentiamo il dovere di avanzarle noi, cinque proposte di buon senso, a chi è delegato all'amministrazione del traffico di Roma. Non chiediamo soluzioni complicate, come pure hanno adottato nelle principali capitali europee, dove ad esempio, studiando big data e flussi di traffico sono riusciti ad ottimizzare semafori e sensi unici. Qui a Roma sarebbe già una vittoria evitare gli ingorghi per i camion che scaricano merci bloccando la carreggiata, oppure sconfiggere i pirati della doppia fila o, ancora, rimuovere i cantieri stradali aperti che limitano la viabilità e che - a giudicare dall'assenza perenne di operai al lavoro - non hanno davvero motivo di esistere. Insomma, basterebbe un po' di buon senso. E anche di rispetto delle regole da parte dei romani al volante. Perché l'assenza di disciplina è contagiosa, si impossessa anche dei turisti mordi e fuggi che scendono dai bus privati, si avventurano per le stradine di Roma e vedendo la maleducazione imperante non esitano ad attraversare con il rosso, a buttare le bottigliette di plastica in terra, a bivaccare con i loro panini sui monumenti o con i piedi nelle fontane storiche.

Il nostro obbiettivo è quello di far riflettere il Campidoglio e anche i romani.

Perché il rispetto del codice della strada, in centro come in periferia, può diventare un volano per diffondere una diversa cultura della città in chi abita nella Capitale e anche in chi viene ad apprezzarne l'antica bellezza. Con l'obbiettivo di ridare gioia al vivere a Roma rimuovendo le cause del male.

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