Roma, strano caso alla sezione Pd dei Giubbonari: sparisce la targa. Ma gli abitanti la rivogliono

Roma, strano caso alla sezione Pd dei Giubbonari: sparisce la targa. Ma gli abitanti la rivogliono
di Simone Canettieri
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Sabato 19 Novembre 2016, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 21:59

«La targa? Ora è in un posto sicuro». Che dall'altra notte non è più il muro ocra scolorito di via dei Giubbonari. «Non posso dire altro: si trova in una cassaforte». È sera quando questo thriller politico del Pd romano, che forse sarebbe piaciuto a Ermanno Rea, si avvia verso la fine del primo tempo. Anche se la segretaria della sezione Giulia Urso avvolge ancora il fatto con suspense: «Ho passato una giornata da incubo: nelle prossime ore dirò dove si trova». Da ieri mattina in via dei Giubbonari, la sede storica del Pci-Pds-Ds-Pd sfrattata dal Comune per una morosità da 170 mila euro, è scomparso l'ultimo cimelio. La targa di marmo posta nel 46. Incisioni rosse: in alto la scritta «sezione Pci» a sinistra la falce e il martello, sotto il luogo dell'antico rione («Regola-Campitelli») e l'intitolazione a Guido Rattoppatore, partigiano ucciso a Forte Bravetta. Non c'è più. È stata smurata all'alba. A fianco alla porta del circolo ormai chiuso da venti giorni, rimane l'impronta dell'iniziale ignota impresa.

LA PROTESTA
L'allarme ieri mattina. Quando commercianti, residenti, gente di passaggio e ovviamente «compagni» hanno notato la differenza. L'hanno rubata? È stata presa in ostaggio? Vandali? Mille supposizioni, tutte in ordine sparso. Quando il caso è più chiaro chi lavora e vive qui da anni vuole che ritorni tutto come prima: «È un pezzo di storia di Roma, non è solo una questione politica». E sono già partite le firme in giro per le viuzze dietro Campo de' Fiori: «Aridatece la targa». La segretaria Urso dice che è per portarsela dietro «nella nuova sede del Pd, dietro piazza Navona: io questa targa l'ho difesa con il corpo dagli sputi dei No Tav». Il senatore Ugo Sposetti, grande custode dell'ortodossia materiale del partitone rosso, ha già chiesto invece che venga affidata alla fondazione Berlinguer.

LA RICOSTRUZIONE
Ma cosa è successo alla targa? «Nessuno doveva toccarla e così ieri mattina, ignaro di tutto, ho presentato un esposto al comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, mentre stavo firmando la denuncia ho saputo della scomparsa», racconterà in serata Claudio Marasca, iscritto alla sezione, che nella denuncia paventava il rischio della scomparsa. E così è stato. Appena lo ha saputo, avvisata da un'iscritta, anche la segretaria si è precipitata dai carabinieri, sempre per la denuncia. Subito avvisato Matteo Orfini, commissario romano del Pd, era pronto a far partire un comunicato del tenore assalto alla storia democratica di Roma. E invece, mentre la segretaria stava dai carabinieri, le arriva la notizia: «Il marmista che avevamo incaricato di fare un preventivo l'ha portata via, senza avvisarci. È stato un qui pro quo con i miei collaboratori». Così la denuncia è stata ritirata, Orfini non ha più mandato la nota, ma il caso rimane.

«LASCIATELA LÌ»
Ci sono appunto diversi «compagni» ma anche residenti e commercianti che vogliono questo pezzo di marmo pieno di curve della storia dove è sempre stato da settant'anni a questa parte. La segretaria - «e la gran parte degli iscritti» - sono invece per portarsela dietro nella nuova casa del Pd, poi c'è appunto il senatore Sposetti che la vuole trasferire nel museo delle «cose» comuniste. Oggi e domani la sezione di via dei Giubbonari trasloca: si portano via i mobili e i divani, i quadri di Guttuso e le foto di Gramsci e Moro. Ma si discuterà anche del futuro della targa. Tre mozioni in campo. «Metteremo la decisione ai voti, l'importante è che ora sia al sicuro». L'ultimo aggiornamento arriva proprio da Orfini: «È stato un fraintendimento: il marmista ne ha fatto una copia, se il Comune ci garantirà la sorveglianza rimetteremo l'originale, altrimenti la copia». Un altro dibattito si apre, fine del primo tempo.