Porto di Fiumicino, 15 verso il processo per frode e riciclaggio: tra indagati ex sindaco e funzionari della Regione Lazio

Porto di Fiumicino, 15 verso il processo per frode e riciclaggio: tra indagati ex sindaco e funzionari della Regione Lazio
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 08:49
Un vero e proprio «tsunami» dal porto di Fiumicino giunge fino alla Regione Lazio, al Comune di Fiumicino ed a due società a partecipazione pubblica.

È questo l'effetto dell'operazione «Maremosso», coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia (Sostituto Procuratore dott. Lorenzo Del Giudice), al termine della quale sono stati notificati 15 avvisi di conclusioni delle indagini.



Le complesse ed articolate investigazioni, eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, che avevano già portato, nel novembre del 2012, al sequestro dell'intera area di cantiere, pari a circa un milione di metri quadrati, del Porto Turistico di Fiumicino, detto anche «Porto della Concordia» - destinato a divenire, a livello europeo, uno dei più importanti approdi turistici del Mediterraneo, con una capacità ricettiva di circa 1.500 posti barca - ed all'arresto, nel marzo del 2013, del «dominus» del gruppo Acqua Marcia, Francesco Bellavista Caltagirone, cui apparteneva la società general contractor e di un altro soggetto di sua fiducia, E.G., legale rappresentante di diritto di alcune società del citato gruppo societario, hanno consentito, infatti, di disvelare numerose, ulteriori condotte illecite, poste in essere anche da funzionari pubblici.



Le indagini, infatti, avevano consentito di accertare i reati di frode nelle pubbliche forniture, appropriazione indebita, riciclaggio e trasferimento fraudolento di denaro a terzi, perpetrati attraverso un articolato meccanismo di subappalti dei lavori - eseguiti, tra l'altro, solo in parte, ed in modo differente da quanto previsto dal progetto definitivo, con caratteristiche tali da pregiudicarne la stabilità nel tempo - posto in essere tra la società general contractor ed altre imprese, riconducibili, direttamente o indirettamente, all'imprenditore romano e l'attribuzione fittizia a soggetti terzi di somme di denaro, per complessivi 35 milioni di euro, frutto di appropriazione indebita a danno di due società del Gruppo.



Tali somme erano risultate essere state riciclate, attraverso false fatturazioni, su conti correnti lussemburghesi intestati a due società cipriote, sempre riconducibili a Francesco Bellavista Caltagirone. Il meccanismo, inoltre, aveva consentito di subappaltare i lavori a soli 100 milioni di euro, a fronte di un costo ipotizzato per la realizzazione dell'opera da parte della società affidataria di circa 400 milioni di euro.



Nel prosieguo delle indagini, l'attenzione degli investigatori si è concentrata sull'intero iter amministrativo finalizzato al rilascio della concessione demaniale marittima per la realizzazione dell'opera portuale.
In particolare, attraverso l'esecuzione di numerose perquisizioni locali, l'acquisizione di documenti presso gli Enti Pubblici interessati alla vicenda e l'escussione di decine di persone informate sui fatti, è stato appurato come fra gli uffici comunali ed i soggetti economici privati interessati all'ottenimento della concessione demaniale marittima per la realizzazione e la gestione del Porto Turistico di Fiumicino vi fosse stata una continua interlocuzione, avvenuta anche attraverso l'impropria condivisione dei file afferenti atti di natura amministrativa di esclusiva competenza comunale (decreti del Sindaco, note del Comune, bozze di delibere di giunta) ed anche regionale (bozze di atto di concessione demaniale), prima che gli stessi fossero formalizzati.
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